In Italia si sta bene (ma anche no)

par Massimo Famularo
mercoledì 2 dicembre 2009

Il direttore generale della Luiss, Guido Carli, in una lettera al quotidiano Repubblica ha invitato il figlio, prossimo alla laurea, a lasciare l’Italia poiché «non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio». Con poche parole efficaci, l’ex direttore generale della RAI dice quello che ormai molti pensano e che appare impossibile negare: l’Italia è un sistema tutt’altro che meritocratico, dove è quasi impossibile affermarsi con le proprie forze. E’ naturale che chi è giovane e ne ha la possibilità cerchi altrove la propria strada.
 
Che dire allora di quelli che dall’Italia non possono andarsene? Di quelli che non hanno le competenze, i soldi o semplicemente il coraggio per partire? Cosa resta a quelli che in Italia vogliono restare?

Forse gli rimane l’opportunità di darsi una svegliata, di negare il proprio voto ai politici che hanno ridotto il nostro Paese in queste condizioni. Gli resta la possibilità di affermare, nelle proprie scelte di tutti i giorni, il senso di legalità, di giustizia, di responsabilità che sembra ridotto a un ectoplasma nella nostra società. Gli rimane l’occasione di scendere in piazza a manifestare civilmente il proprio sdegno e desiderio di cambiamento.

In fin dei conti, se piove a dirotto sul nostro Bel Paese, non è soltanto colpa del governo ladro, ma di una situazione troppo a lungo tollerata da noi cittadini.

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