Il socialdemocratico Josipovic stravince le elezioni presidenziali croate

par Sergio Bagnoli
martedì 12 gennaio 2010

Il Sindaco della capitale, Milan Bandic, sconfitto annuncia la formazione di un nuovo partito di ispirazione democratico-cristiana, considerata la luna di miele intrattenuta con il clero croato.

Alla fine tutto è andato come nelle previsioni: il sessantaquattrenne Ivo Josipovic, giurista e compositore di musica dalla personalità scialba, socialdemocratico e dichiaratamente di sinistra, è riuscito, con il 61% dei voti, a diventare il terzo Presidente della giovane repubblica ex-jugoslava.
 
Succede dunque a Stipe Mesic, avendo ieri sconfitto il suo ex-compagno di partito Milan Bandic, da dieci anni sindaco di Zagabria che, non avendo avuto possibilità di sfondare presso l’elettorato di sinistra, ha ritenuto vantaggioso rivolgersi, al fine di ottenere voti, alla destra sciovinista, nazionalista e conservatrice, in assenza di un presentabile candidato da parte del partito che maggiormente la rappresenta, cioè quell’Hdz che attualmente detiene la carica di Premier nella persona di Jadranka Kosor.
 
Mesic, pur con il supporto della Chiesa cattolica croata, più di un parroco nel corso dell’omelia domenicale ha invitato i fedeli a votarlo, non è andato oltre il 39% dei voti. Alle urne, complice l’impietoso maltempo che nell’ultimo fine settimana ha flagellato il Paese con copiose inondazioni, si sono recati solamente quattro croati su dieci ed indubbiamente ciò ha favorito Josipovic in quanto le inondazioni hanno perlopiù isolato i poveri villaggi di campagna rimasti senza luce ed acqua in cui si concentrava gran parte della forza elettorale di Bandic.
 
La Croazia, dunque, si affida ad un socialdemocratico, con poca personalità e con poteri limitati rispetto a quelli del Premier, per avvicinarsi all’Unione Europea in cui dovrebbe essere integrata a fine 2012. Prima però è chiamata ad affrontare una profonda riforma della pubblica amministrazione e della giustizia, come più volte chiesto da Bruxelles. Solamente così riuscirà a sconfiggere la diffusa corruzione ad ogni livello istituzionale e la perniciosa criminalità che l’affliggono e che ne frenano la corsa verso l’Europa.
 
Tristi retaggi dell’orribile decennio delle guerre balcaniche da cui Zagabria, però, deve al più presto dimostrare di essere uscita completamente. La Croazia nutre a livello popolare troppi sentimenti di rivalsa etnica contro i suoi vicini, mal di pancia che ogni tanto ed in maniera inaspettata riemergono.
 
Tutti si ricorderanno, non più di un anno e mezzo fa, la vergognosa polemica innescata dal Presidente uscente Stipe Mesic contro Giorgio Napolitano colpevole solamente di aver commemorato i martiri italiani innocentemente infoibati a Basovizza, sul Carso triestino. Italiani, Sloveni, Ungheresi e Serbi per ora le etnie poco popolari qui a Zagabria.
 
La giovane repubblica ex-jugoslava comunque dovrà dimostrare maturità e rispetto verso ogni minoranza etnica vivente entro i suoi confini se vorrà veramente integrarsi nell’Unione, per ora a ventisette. Josipovic ha promesso che farà di tutto per rendere il suo Paese finalmente moderno ed europeo in ogni suo aspetto.
 
Per il momento però continua ad essere accusato da parte della destra di comunismo e collaborazionismo con il regime di Tito. Bandic intanto, considerato l’appoggio della Chiesa, annuncia, a risultati elettorali quasi definitivi, di voler fondare un nuovo grande partito di ispirazione popolare e cristiana ma per ora inneggia ancora al motto di “Dio, Patria e Famiglia” come facevano gli ustascia nel fanatico conflitto che ha portato allo smembramento dell’ex Jugoslavia. C’è ancora tanta strada da percorrere a Zagabria.

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