Il sindacato bamboccioni e le boutade di Brunetta

par Filippo Cusumano
lunedì 18 gennaio 2010

Il ministro Brunetta lancia una proposta: «Obbligherei per legge i figli ad uscire di casa a 18 anni» ha detto.

Una frase ad effetto buttata là, con l’intento di provocare e di far discutere più che con quello di costruire.

Non manca nemmeno un tocco di autobiografismo alla sparata del ministro.«Fino a quando non sono andato a vivere da solo era mia madre che la mattina mi rifaceva il letto. Di questo mi sono vergognato», ha aggiunto.

 
Ne manca un’analisi del problema.
 
" I bamboccioni - dice Brunetta- ci sono perché si danno garanzie solo ai padri, perché le università funzionano in un certo modo, perché i genitori si tengono i privilegi e scaricano i rischi sui figli".
 
Tutto giusto.
 
Che dire, dunque?
 
Che il ministro, come spesso gli accade, preferisce la spettacolarità alla concretezza.

Sa di essere il nuovo fenomeno mediatico, che le sue sparate fanno discutere e non si sottrae.
 
Ma perchè parlare di un progetto di legge per far uscire di casa i diciottenni?
 
Se è una boutade, non fa ridere.
Se è una proposta seria, sì, fa proprio ridere.
 
Forse è il modo di affrontare i problemi che ha questo governo che ha contagiato Brunetta.
 
Un tempo, quando era meno inebriato dal suo potere mediatico, era sicuramente più lucido.
 
Già lo abbiamo visto con il processo breve.
Il processo è lungo?
Lo è per tutta una serie di motivi organizzativi, logistici, procedurali?
Invece di rimuovere le cause di malfunzionamento, questo governo si avvia a fissare per legge i tempi di durata dei processi: o avvengono entro quei tempi oppure carte a monte, liberi tutti.
 
Allo stesso modo Brunetta ragiona per i giovani.
Ce ne sono moltissimi in gamba che non trovano lavoro per vari motivi.
Senza contare che quelli più brillanti e qualificati vanno all’estero, anche perchè, come ha scoperto lo stesso ministro, l’università funziona male, cioè dando spazi agli immeritevoli e ai raccomandati piuttosto che a quelli bravi.
 
E il ministro con cosa se ne esce?
Con la proposta di una riforma seria e radicale del mercato del lavoro?
Con la proposta di una riforma in senso rigidamente meritocratico dell’ Università?
 
No. Niente di tutto questo.
I bamboccioni vadano fuori di casa per legge a 18 anni, escano dal riparo delle gonne materne e affrontino il mondo a mani nude.
 
La stessa cosa l’avevo sentita poche settimane fa nel bar sottocasa da un avventore qualsiasi. E’ sbagliato, in questo paese, aspettarsi qualcosa di più da un ministro, di quello che si può comodamente sentire nel bar sottocasa?
 
Sarebbe bello sapere cosa ne pensano i bamboccioni.
E sarebbe bello anche che si organizzassero e dicessero la loro.
 
Peccato che il "sindacato bamboccioni", pur con i suoi milioni di potenziali aderenti, sia destinato a continuare a non contare nulla in questo paese.
 
Almeno fino a quando chi è chiamato a far funzionare meglio le cose preferisce fare cinema piuttosto che avanzare proposte concrete.
 

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