Il debito pubblico non è un male incurabile

par LIBERALVOX SocialNetwork
giovedì 26 novembre 2009

Ogni italiano ha un debito di qualcosa come 30.000 euro. E’ il debito pubblico! Sia per il settantenne, sia per chi sta venendo al mondo in questo preciso istante, tale è la somma che grava sul groppone di ognuno di noi, senza distinzione di sesso e di età, senza distinzione di colpe e di responsabilità e, soprattutto, senza averla mai vista, né goduta, né tanto meno spesa in prima persona!
 
E’ un debito ereditato, un debito pubblico. C’è chi eredita un patrimonio da un lontano zio d’America e c’è chi, invece, eredita dalla vecchia classe politica una somma da restituire alla nuova (!?) progenie di politici nostrani pari a 30.000euro!Un debito che equivale a circa due anni di lavoro per un normale “stipendiato”. Un debito contratto da chi è vissuto al di sopra delle proprie possibilità, spendendo più di quanto fosse lecito e consentito spendere. Come se un operaio, che guadagna 1.000 euro al mese, viaggiasse in Bmw, mangiasse tutti i giorni al ristorante, vestisse griffato e vivesse in un residence da 3.000 euro al mese: sì, per qualche giorno campa alla grande, ma poi, quando arriva il conto, schiatta.
 
Così è stato per la finanza pubblica del nostro Paese. Durante il tempo in cui “regnava” il Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) era possibile mimetizzare i “buffi” contratti dalla politica con la svalutazione della vecchia lira ridotta, in fin di vita, a liretta. Ma oggi, con l’entrata in vigore dell’euro, che di fatto ha dimezzato stipendi e pensioni, il che non è stato sufficiente a sanare le casse dello Stato, non è più possibile smorzare il debito pubblico con il giochetto dell’inflazione a due cifre messo a punto dalla Prima Repubblica.
 
Insomma, dobbiamo rassegnarci a pagarli "noi", i “loro” debiti. Oppure lasciarli in eredità, e con gli interessi, alle future generazioni. Oppure, come si fa nelle buone famiglie, bisogna cominciare a tagliare il superfluo (stipendi e pensioni d’oro, enti e personaggi inutili, ma costosissimi, come Province, Comunità montane, Consorzi, parlamentari, portaborse, auto blu, vizi, privilegi e ruberie varie) dacché non tutte le spese sono indispensabili ed ugualmente necessarie.
 
Come nel bilancio di ogni famiglia “sana” una cosa è la spesa corrente, quella dei beni di prima necessità come pasta, carne, latte, uova e così via, un’altra cosa è la spesa per il superfluo. Un conto è stanziare del denaro pubblico per garantire pensioni e stipendi dignitosi, sicurezza sociale, ben altro è continuare dilapidare le entrate dello Stato, le tasse pagate da noi cittadini, per mantenere i vizi ed i privilegi della politica.
 
Economia spicciola, economia domestica la nostra, non certo ai livelli universitari di Tremonti o agli pseudo-standard-accademici di Brunetta dai quali ci guardiamo bene nel prendere le dovute e “debite” distanze.
 
Fonte: http://liberalvox.blogspot.com/ 

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