Il crocifisso nelle scuole

par MJAC
martedì 17 novembre 2009

Un’offesa alla cultura del popolo italiano

La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che ha di fatto vietato l’esposizione del crocifisso nelle scuole, indicandola come violazione dei diritti dei genitori sull’educazione dei figli e violazione della libertà di religione degli alunni, ha creato in Italia un vero e proprio vespaio di polemiche fra clericali e laicisti, ancor prima che tra credenti e non credenti.
 
C’è chi osserva che l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici risale al 1929 (anni del fascismo) ed è stata possibile solo grazie al Concordato fra Stato e Chiesa, che ha fatto assurgere la religione cattolica al rango di religione di Stato. Altri sostengono che dopo la riforma del Concordato del 1948, in uno Stato laico e multirazziale, non sia più accettabile che una religione prevalga sulle altre.
 
Tra coloro che hanno accolto con soddisfazione la sentenza di Strasburgo vi è il Segretario del PRC Paolo Ferrero, che, riferendosi alla maggioranza e al Governo che ha bocciato senza appello il provvedimento proponendo ricorso, ha affermato che "i politici cattolici vogliono solo ingraziarsi la Chiesa, la quale gode già di troppi privilegi...".
 
Per la verità la maggior parte dei cittadini italiani, di ogni colore politico, si ritengono profondamente offesi nel loro credo religioso e nella loro cultura, convinti che la sentenza, ingiusta ed assurda, non abbia tenuto conto della realtà politico-religiosa dei popoli dei singoli Paesi Europei. Il crocifisso non è solo un simbolo religioso, ma qualcosa che unisce i valori, le tradizioni e le radici del nostro Paese. Tutte cose che non possono essere cancellate da una sentenza della Corte Europea.
Il popolo cristiano ha accusato il colpo con grande dignità, soffocando un giustificato grido di dolore, ma consapevole che, forse, una possibile rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche potrebbe rafforzare la "responsabilità testimoniale" dei veri cattolici-cristiani nella ricerca della fede.
 
Il Segretario Di Stato Vaticano Cardinale Bertone ha voluto solo sottolineare con amarezza che "la reazione della Santa Sede non può che essere di deplorazione..."
 
Ma ciò che più sconcerta l’opinione pubblica dopo le accese polemiche è il fatto che la Commissione Europea non ha commentato la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo. Si è solo limitata ad osservare, tramite il suo portavoce alla Giustizia, Michele Cercone, che si tratta di decisioni prese da un’istituzione non appartenente all’Unione Europea e che quindi "la questione è di esclusiva competenza dei Paesi membri".

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