Il Cavaliere, Di Pietro e la Repubblica delle banane

par Enzo Di Micco
martedì 15 dicembre 2009

Chiacchiere a vanvera di questi politici italiani fanno del nostro Paese luogo di arretratezza e squilibrio intestino al Parlamento. Povera Italia: ancora una volta sotto i riflettori del mondo, non tanto per quanto accaduto al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, colpito al viso con un souvenir lanciato tra la folla da uno psicabile. Ma per quanto gli stessi politici, pronti a fare passerella televisiva per apparire, chiacchierano senza riflettere, alimentando tensione nel clima politico già di per se incandescente. Quel Di Pietro poi, la sua politica, che pena. Un uomo viene colpito al viso davanti al mondo e lui: “Sono contro la violenza, ma Berlusconi con il suo comportamento e il suo menefreghismo istiga alla violenza”. Come per suggerire alla sinistra di non andare ad esprimere solidarietà al Presidente. Ecco, questa è l’aggravante da stadio, altro che da Parlamento. Povera Italia!
Qui l’ignoranza dilaga. Sarà pure vero, la storia d’Italia non si scrive nelle procure ma nei fiumi di parole scritte sui giornali e divulgate da televisioni. Berlusconi rappresentante della repubblica delle banane? Un fatto è certo: il Cavaliere, oggi, rappresenta lo Stato e come tale va rispettato e ossequiato. Di Pietro ha torto: non è un politico verace. Ha da imparare molte cose. Le sue parole fanno danno al Paese. Ragione, invece, ne ha la Sindaca di Milano Letizia Moratti che, seppur accetta le condizioni di sicurezza rafforzate per l’incolumità del Cavaliere, non si risparmia a mettere in risalto la necessità di attenuare i toni politici e far in modo che la gente si avvicini alla politica.
 
Non sono un leghista, ma qui c’è da dire che anche Umberto Bossi ha ragione: il triste epilogo in cui si vede Berlusconi, ricoverato al San Raffaele di Milano, “rispecchia un atto di terrorismo”. Parole sagge, se dette da uno come lui che rappresenta la maggioranza di governo. Sì, perché tutti sappiamo che il terrorismo politico nasce laddove il governo non funziona.
 
"La repubblica delle banane" è il titolo di un libro scritto e pubblicato da Peter Gomez e Marco Travaglio, giornalisti rinomati che fanno capire quanto noi tutti abbiamo sotto gli occhi e non riusciamo, o non vogliamo, vedere. “Il risultato di questo libro - scrive Curzio Maltese nella sua prefazione - è una raccolta di processi dalla quale si evince, al primo colpo, che una buona parte della nostra classe dirigente passata e presente dovrebbe trovarsi in galera e invece continua allegramente impunita a fare una politica che da tempo è diventata altra cosa, che in fondo quanto gli italiani hanno sempre sospettato, ben prima di Tangentopoli, ed ora sanno con certezza, senza che sia cambiato molto”.
 
Ora il Cavaliere è amareggiato: “Io voglio bene a tutti , voglio il bene di tutti, non capisco perché mi odiano tanto”. E ha ragione pensare ciò. Caro Di Pietro, la domanda che mi suscita spontanea la rivolgo a lei: come può sentirsi una persona dopo essere stata linciata stando al servizio dello Stato, lavorando con la convinzione di far bene il proprio mestiere? Mi spiego meglio, facendole un’altra domanda: come si sarebbe sentito lei, quando si occupava di reati contro la pubblica amministrazione mandando in galera tanta gente con la convinzione di fare bene il proprio mestiere, se fosse stato linciato da qualcuno che avesse pensato male del suo operato? Ci pensi, e mi faccia sapere!

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