Il buon uso del denaro

par Sergio Carducci
lunedì 29 dicembre 2008

Siamo alla fine dell’anno e, come c’era da aspettarsi, i media sono pieni dei consigli degli esperti su come investire i nostri soldi nel 2009 (qualora ne fossero rimasti). Ma da dove arrivano questi esperti? Dove sono stati fino ad oggi nel pieno della crisi finanziaria? A fare danni.

Adesso, dopo aver contribuito a causare il disastro finanziario, ci invitano alla prudenza: bisogna mantenersi liquidi, investire in titoli di stato ed in obbligazioni (attenzione che non sono sicure come vogliono far credere), stare pronti a cogliere le occasioni del mercato azionario che ci sono titoli a prezzo di saldo (si diceva anche di Alitalia, Parmalat ecc.), bla bla bla...

La crisi finanziaria ci è costata fino ad ora oltre 3.000 miliardi di dollari, a tanto ammonta la cifra messa a disposizione dai vari governi per salvare le banche e garantire le loro operazioni (chi pagherà?). Non spetta a me dire che secondo la FAO si possono salvare dalla fame 862 milioni di persone con soli 30 miliardi di dollari all’anno (che però non si trovano), che con 9,5 miliardi l’anno in 6 anni si può dimezzare il numero delle persone che non hanno accesso all’acqua pulita e magari salvare la vita a 5.000 bambini che muiono per diarrea ogni giorno, e chissà quanti altri problemi si sarebbero potuti risolvere con una somma simile.

E allora, cosa possiamo fare?


Riappropriamoci della gestione e della responsabilità dell’uso dei nostri soldi. Diffidiamo di esperti, banchieri, consulenti e gestori di patrimoni (con tanto di cravatte ed abiti scuri) che alla fine, con pochi saggi accorgimenti possiamo fare meglio di loro e gratis (o quasi).

Il risparmio deve essere destinato a tutelare il futuro nostro e dei nostri figli ed allora sì a titoli di stato (italiani, francesi, tedeschi e comunque delle nazioni principali). Ne esistono per tutte le esigenze: a tasso fisso, zero coupon ( quelli che pagano l’interesse subito), indicizzati (seguono i tassi di sconto), indicizzati all’inflazione (ritengo siano i migliori per somme che vanno tenute a lungo termine, ad esempio per costruirsi un fondo pensione personale).

Alla larga da fondi, polizze finanziarie, prodotti derivati o strutturati (quando sentite le parole unit linked, rendimento minimo garantito ecc. scappate senza dare spiegazioni).

Chi volesse poi destinare una somma all’investimento azionario (al massimo il 10-15% delle somme disponibili), può cercare fra le azioni di società che hanno ottenuto la certificazione etica, che fra l’altro di solito danno rendimenti migliori rispetto alla media del settore di loro appartenenza.

Scegliamo le banche di cui servirci in base alla loro trasparenza e correttezza nell’uso del denaro, anche se è una missione quasi impossibile. L’unica realtà a me nota a livello nazionale è Banca Etica, per il resto bisognerà cercare fra le piccole realtà delle banche locali, le vecchie casse di risparmio, le banche di credito cooperativo . Banche che insomma facciano solo le banche, cioè raccolgano denaro per finanziare le attività economiche e si accontentino degli spreads sugli interessi (differenza fra tassi pagati e riscossi), senza avventurarsi in speculazioni finanziare discutibili. Come prima cosa intanto chiediamo quanto guadagnano i loro managers, è un buon indicatore, a bilancio lo dovrebbero mettere. Se guadagnano troppo darsela a gambe.
I più sensibili potrebbero anche destinare una parte dei loro soldi a finanziare il microcredito (senza neanche rimetterci).


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