I lavoratori sono tutti uguali?

par Silvia Rondani
lunedì 21 dicembre 2009

Alcuni sono più uguali di altri.

Circa un mese fa, ricevo una comunicazione dalla scuola di mio figlio. Parla di misure straordinarie anticrisi.

 
Immediatamente penso: “Sicuramente non mi riguarderà, i lavoratori autonomi non sono mai inclusi in queste misure”.
 
Lo penso perché lavoro come traduttrice e interprete in regime libero-professionale da oltre 20 anni e non mi è mai capitato di usufruire di misure o di agevolazioni di qualsiasi tipo. Sì, perché io faccio parte del popolo delle partire IVA, degli invisibili, dei senz’albo, di quelli che versano i contributi alla Gestione separata INPS.
 
Leggo ugualmente la comunicazione e, con mia grande sorpresa, vedo una frase magica: “Le misure adottate riguardano tutte le categorie di lavoratori, sia con rapporto di lavoro subordinato che con contratti di lavoro “atipici”, nonché la categoria dei lavoratori autonomi nei casi di riduzione e cessazione dell’attività lavorativa”.
 
Ohibò, mi dico, per la prima volta una misura anticrisi rivolta anche a noi!
 
Rientro sicuramente nel caso di riduzione dell’attività lavorativa. Mi procuro la modulistica necessaria, l’Unico del 2008 e tutto il resto e mi reco a un CAF per farmi calcolare l’ISEE speciale. E qui scopro che le misure anticrisi aiutano solo i lavoratori autonomi che hanno cessato totalmente l’attività e chiuso la partita IVA. La gentile impiegata arriva addirittura a consigliarmelo. Un’idea interessante, quella di chiudere la partiva IVA, ossia smettere totalmente di lavorare (dato che io lavoro come traduttrice e come interprete e che i miei clienti sono le aziende, che vogliono le mie fatture e la mia partiva IVA per poter scaricare i costi), in cambio di una riduzione di magari 10 o 20 euro sulla refezione scolastica di mio figlio.
 
Provo a ribattere che sul modulo c’è scritta una cosa diversa, ma non ottengo nulla, se non un’ammissione a denti stretti relativa al fatto che il modulo “è scritto male”.
 
Chiedo a chi mi devo rivolgere per fare presente l’iniquità dei criteri, e mi rispondono che devo rivolgermi al Settore Istruzione del mio Comune.
 
Scrivo. Nessuna risposta. E allora scrivo qui.
 
Il mondo del lavoro cambia, non sarebbe opportuno che le normative avessero la stessa flessibilità che si chiede ai lavoratori, soprattutto agli “atipici” e ai professionisti senza albo né cassa?

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