Gli islandesi rifiutano di pagare il debito estero delle banche

par Mazzetta
mercoledì 6 gennaio 2010

Il presidente islandese Olefur Ragnar Grimsson (nella foto) ha deciso che sottoporrà a referendum la legge Icesave, dal nome di una delle banche islandesi fallite. La legge stabilisce i termini con i quali l’Islanda si dovrebbe impegnare a restituire al governo britannico e a quello olandese le somme che questi hanno rifuso ai loro cittadini vittime del crack della banca islandese, che aveva trovato i clienti in quei due paesi offrendo ottimi interessi, salvo poi lasciarli a mani vuote, senza interessi e senza capitale.

Una petizione firmata da oltre un quarto degli islandesi ha costretto moralmente il presidente ad indire il referendum, che ha scarse possibilità di passare, visto che oltre il 70% degli islandesi sembra dirsi contrario a rifondere i due governi. Punto fondante di tale opposizione è che gli islandesi non si sentono per niente obbligati a rifondere i danni provocati all’estero da quegli stessi banchieri che già hanno bruciato i loro risparmi e che già hanno soccorso pompando denaro pubblico nei loro forzieri indebitando a sangue il paese per il futuro.


La somma in questione equivale a dodicimila euro a testa per ogni islandese e, secondo la legge in discussione, andrebbe ripagata a rate fino al 2043, minando il bilancio pubblico oltre quanto già fatto dalla crisi e aggiungendosi alle perdite mostruose che i cittadini islandesi si sono accollati fino a oggi.

La reattività degli islandesi alla crisi è degna di menzione perché sono stati gli unici a far cadere a furor di popolo il governo impegnato nei salvataggi bancari a condizioni capestro e ora sono gli unici a rifiutare in blocco di pagare i debiti delle banche con l’estero. Un decisione che potrebbe nuocere alla reputazione delle banche islandesi, che però è ormai poca cosa.

Un comportamento che purtroppo ha trovato ben poche imitazioni, nel resto del mondo non si registrano dimissioni di massa tra i responsabili della crisi e, ovunque, le voragini provocate dalla finanza allegra sono stati riempite con il denaro che i cittadini di quei paesi dovranno ripagare negli anni a venire.


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