Galan rinunci, il Veneto alla Lega non è un delitto

par dAW
martedì 20 ottobre 2009

de Il Senatore

Giancarlo Galan è stato (ed è) senza dubbio un eccellente Governatore del Veneto. Non lo mette in dubbio nessuno del suo partito e pochi anche nello schieramento avverso, tanto che pezzi del Pd sarebbero pronti ad appoggiarlo in una corsa in solitaria se Berlusconi dovesse preferirgli un candidato della Lega. Ed è qui che sorge il problema, il solito problema tipicamente italiano. C’è poca propensione ad accettare di passare la mano, e per mantenere la poltrona si è disposti a tutto, perfino ad andare a braccetto con la sinistra combattuta fino ad oggi. Galan è Presidente della Regione ininterrottamente da 15 anni, non 15 giorni. Siccome non è un monarca, è legittimo che prima o poi qualcuno possa reclamare il suo posto. La Lega in Veneto vale il 30% ed è praticamente alla pari con il Pdl. Perché dovrebbe esserle preclusa ogni possibilità di ottenere la Regione? All’Udc, che valeva nettamente meno, fu regalata la Sicilia. Stesso dono al partito personale di Lombardo. E, a differenza, di Casini e del reuccio di Catania, i leghisti si sono dimostrati in questi anni (quasi) sempre fedeli alla causa.

Galan avrebbe tutte le ragioni di questo mondo per difendere il peso del partito cui appartiene, se le sue intenzioni fossero davvero queste. Invece, passa le giornate a dichiarare che comunque lui si candiderà ugualmente, fregandosene del Pdl e strizzando un occhio e mezzo all’Udc (che altrimenti verrebbe tagliata fuori da tutto) e a quegli ambienti chic del Partito Democratico increduli di poter avere un qualche ruolo di rilievo in una corsa che sarebbe già chiusa prima ancora della partenza. Dare una regione alla Lega non è un delitto, rientra nell’ordine naturale delle cose e di un’alleanza di governo. Altro discorso, ovviamente, sarebbe se oltre al Veneto il Cavalier Silvio servisse su un vassoio d’argento pure il Piemonte: questo sì che sarebbe troppo.

Realisticamente parlando, e in politica il realismo è praticamente tutto, è impensabile che Bossi rimanga a mani vuote o con una regione mignon tipo la Liguria o una già persa come l’Emilia Romagna. Andare con due candidati, riproponendo l’osceno schema delle “tre punte” già sperimentato alle politiche del 2006, sarebbe un suicidio: se il candidato padano vince, la Lega si pappa tutto, visto che la legge elettorale regionale è quello che è. Vogliamo correre questo rischio? Vogliamo un monocolore verde? Non è il caso. Un’alleanza è imprescindibile. Responsabilità significa anche saper fare un passo indietro, specie se la propria coscienza suggerisce che si è agito responsabilmente, con indubbie capacità e con successo. Se Galan accettasse di cedere il passo senza minacciare scismi o alleanze contro natura giusto per fare la variabile impazzita, ne gioverebbe non solo il rapporto con la Lega (che a quel punto poco altro potrebbe chiedere), ma anche la stessa immagine del Governatore attuale.

Dimostrerebbe lealtà, non tanto al capo, quanto al partito ancora in costruzione. Dimostrerebbe saggezza e lungimiranza, con la possibilità di raccogliere domani molto più di quello che perderebbe oggi lasciando la poltrona veneta. Ci pensi, Governatore… faccia bene i suoi conti. E poi, diciamocelo francamente: di tutti i leghisti possibili, Luca Zaia (se dovesse essere lui il candidato) non sarebbe affatto un orco impresentabile.


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