Fini cede terreno a Berlusconi sulla giustizia

par Gloria Esposito
giovedì 12 novembre 2009

Per chi avesse coltivato una piccola speranza che Fini e i suoi si sarebbero smarcati dalla maggioranza sui temi della “riforma della giustizia” (si scrive cosi, ma si legge “manovre congegnate ad hoc per salvare Berlusconi dai processi”) che tanto premono al premier, è meglio riporla in un cassetto e amen.
 
I titoloni dei giornali pongono l’accento sul compromesso tra Fini e Berlusconi. Ma c’è stato in realtà? Sembrerebbe di no: è senz’altro l’ennesima vittoria di Berlusconi che, nello scontro, in pochissimo tempo porta a casa il risultato.
 
La legge sulla prescrizione brevissima che avrebbe ridotto ulteriormente quella in vigore dopo l’ex-Cirelli, la quale ha raddoppiato il numero delle prescrizioni a 200.000 ogni anno, avrebbe dato il colpo di grazia a migliaia di procedimenti giudiziari, cosi si è optato per la “mannaia soft”.
 
Ma veniamo ai fatti. Dall’incontro Fini e Berlusconi è scaturito un disegno parlamentare per “garantire” tempi brevi per i processi, da svolgersi entro sei anni, per gli incensurati. Adesso, se questa legge non si inserisce in un quadro di riforma più ampia del Codice di procedura penale “inzeppato negli ultimi anni da norme cosiddette garantiste proprio per allungarne i tempi con la prescrizione”, come spiega Massimo Fini su “Il Fatto Quotidiano”, succederà che i processi che eccederanno i tempi previsti finiranno nel nulla, o "quantomeno quelli di complessa indagine come i reati finanziari che sono quelli in cui sono implicati i lorsignori”, continua Fini.
 
Con calore, a questo punto abbraccio anche la tesi del giornalista: “tanto varrebbe varare una norma transitoria, sulle orme di quella che vigeva per gli esponenti di Casa Savoia, che dicesse così: Silvio Berlusconi, i suoi discendenti, i suoi familiari e i membri, a qualsiasi titolo, della Casa di Arcore sono esentati, per il presente, il passato e il futuro, dal rispetto delle leggi penali e civili italiane”, cosi da evitare lo scempio che la voglia di impunità sta provocando ai tribunali italiani e al sistema giudiziario nel suo complesso.

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