Equivalenze. La stima del Pil italiano del primo trimestre

par Phastidio
venerdì 15 maggio 2009

Forse è utile ricordare che la stima preliminare del Pil italiano del primo trimestre, che mostra un arretramento del 2,4 per cento sul trimestre precedente (oltre ad una revisione al ribasso del dato del quarto trimestre 2008, da meno 1,9 a più 2,1 per cento) equivale ad un tasso annualizzato, secondo la convenzione utilizzata dagli Stati Uniti, di meno 9,6 per cento (in capitalizzazione semplice). E’ vero che la Germania sta peggio di noi (meno 3,8 per cento trimestrale), per un modello di sviluppo centrato sull’export, ma motivi per rallegrarsi se ne scorgono pochi anche considerando che, nel primo trimestre, la Francia è a meno 1,2 per cento e la derelitta Spagna a meno 1,8 per cento.

Come ha ricordato quest’oggi il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, “la derivata seconda è migliorata, il tasso di peggioramento è rallentato”. Vero, ma avendo comunque presente che minore peggioramento non vuol dire ripresa, e prendendo per buone le metodologie utilizzate nelle rilevazioni. Perché, come ebbe a dire il premier,

Le stime sul calo del prodotto interno lordo del Paese “sono assolutamente non scientifiche“. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri rispondendo alla domanda se, con le nuove misure anti-crisi decise oggi dal Consiglio dei ministri, la stima di calo del Pil a meno 2 per cento nel 2009 possa essere modificata in corso d’anno (Ansa, 6 febbraio 2009)

A margine, segnaliamo la perla del segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, che parla di un dato del Pil “in caduta libera, meno 5,9 per cento solo nei primi tre mesi!“. Il meno 5,9 per cento è in realtà un dato annuale effettivo, e si legge come la variazione del Pil nel primo trimestre 2009 rispetto al primo trimestre 2008. Fanno dodici mesi, non tre, compagno Ferrero. L’analfabetismo regna sovrano, anche nei presunti studiosi del Capitale di Marx.


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