Energiopoli: arrestato Salvatore Cirafici

par l’Url di emilio grimaldi
mercoledì 16 dicembre 2009

AGGIORNAMENTO: Il pm, d.ssa Gabrilla de Lucia, procuratore della Repubblica di Crotone, ha richiesto l'archiviazione il 4 aprile 2010 del procedimento in quanto "deve ritenersi infondata la notizia di reato" e il giudice per le indagini preliminari ha disposto l'archiviazione il 15 luglio 2011. 
 
 
Salvatore Cirafici, procuratore della Wind telecomunicazioni s.p.a. e direttore della direzione Asset Corporate Governance, è stato posto agli arresti domiciliari. Il gip, giudice per le indagini preliminari, del Tribunale di CrotoneGloria Gori, ha disposto nei suoi confronti la misura cautelare su richiesta della Procura di Crotone, prescrivendogli “di non allontanarsi dall’abitazione e di non comunicare, con qualsiasi mezzo, con persone diverse da quelle che con lui coabitano”. L’iscrizione dell’ex appartenente al reparto speciale dei carabinieri, dei Ros, nel registro degli indagati rientra nell’inchiesta del sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, ribattezzata “Energiopoli” sulla costruzione della centrale a turbogas di Scandale. Un fascicolo che vede, tra gli altri, coinvolti: Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della regione Calabria, Pino Galati, ex sottosegretario di Stato al Ministero delle Attività Produttive con delega alla Contrattazione Programmata, Domenico Lemma, dirigente del settore ambiente della regione Calabria, Stefano Napoli, figlio del capo Segreteria del Galati, Diego Tommasi, ex assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Iannini, giudice del Tar della Regione Calabria, Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente, Giuseppe D’Anna, titolare della Power Consulting Company Overseas Limited, Annunziato Scordo, Roberto Mercuri, Aldo Bonaldi, amministratore della Eurosviluppo, Claudio Larussa, Maria Rosaria Di Summa, Enrico Maria Grazioli, ex maggiore dei carabinieri di Catanzaro.
 
Le ipotesi di reato rientrano in un contesto di “associazione per delinquerefinalizzata all’ottenimento delle autorizzazioni per l’erogazione dei finanziamenti pubblici necessari per la costruzione dell'impianto energetico. In particolare, la misura disposta dal gip, ai danni dell’ex colonnello dei Ros, è motivata in quanto “responsabile della Wind”, cioè “dell’organizzazione, gestione ed adempimenti, con piena autonomia gestionale, delle richieste di intercettazioni telefoniche, di informazioni e ogni altra prestazione obbligatoria richiesta dall'Autorità Giudiziaria e dalle forze dell'ordine”. Una posizione di responsabilità e uno status di pubblico ufficiale, invece, che avrebbe violato “al fine di ostacolare unitamente al Grazioli l’accertamento del reato associativo rivelando al maggiore Grazioli Enrico Maria, persona oggetto di attività intercettiva autorizzata dal gip presso il Tribunale di Crotone, che lo stesso Grazioli era sottoposto ad attività intercettiva”.
 
Non solo, ma per “evitare al Grazioli conseguenze pregiudizievoli e quindi una mancata attribuzione di un più prestigioso incarico pubblico presso i Servizi di sicurezza, che il Cirafici si impegnava procacciare al Grazioli, attraverso segnalazione favorevole al generale Paolo Poletti (vice direttore dell’AISI)”. Un’intercettazione, captata dai carabinieri della Compagnia di Crotone in data 16 settembre fra i due, per la quale il Cirifaci si è subito mosso nel riferire, alla richiesta dell’autorità giudiziaria, che fosse “disattiva” l’utenza interlocutoria del Grazioli. Mentre scrive il gip, d’accordo con la Procura, “era a lui in uso”. Uno stratagemma che avrebbe applicato più volte. Almeno fin dai tempi della prima Why Not, quella dell’ex sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Luigi De Magistris. Il primo a insospettirsi sulla poca trasparenza dei servizi di sicurezza delle compagnie telefoniche è stato, infatti, il consulente del pm napoletano, Gioacchino Genchi. Il quale, per bene nove volte, si è visto recapitare dalla Wind telecomunicazioni la risposta di “utenza disattiva” per un numero, che poi si è scoperto in uso allo stesso capo della security, Salvatore Cirafici. Non per nulla lo stesso ex Ros, secondo la testimonianza del maggiore dei carabinieri, Enrico Maria Grazioli, nutriva “una forte acredine” nei suoi confronti. E’ stato lui, anche, ad aprire la breccia sui rapporti “troppo stretti” di alcuni appartenenti, o ex, ai servizi segreti, e organi istituzionali dello Stato. Ancora secondo le prime rivelazioni di Grazioli, gli inquirenti non escludono il fatto che sul libro delle utenze “disattive” di Cirafici ce ne siano anche delle altre. Soggetti che, grazie alla “copertura” dell’ex colonnello del reparto speciale dei Ros e di altri, avrebbero goduto di una sorta di “immunità intercettativa” nelle inchieste degli ultimi decenni aperte dalle Procure italiane.

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