Economia: Italia campione d’inverno

par Elia Banelli
lunedì 28 dicembre 2009

Non è una provocazione natalizia ma il bilancio reale degli indicatori del 2009: l’Italia, dal punto di vista economico, se l’è cavata molto meglio dei suoi partner internazionali.

Lo sostiene anche l’Ocse, prendendo in considerazione l’indice utilizzato come anticipatore dei cicli economici (Cli o “Composite Leading Indicator”) che vede il dato italiano tra i più alti di quelli dell’area (106,5 a fronte di una media di 101,4) e con la maggiore crescita nell’ultimo anno (12 punti).

Anche il Wall Street Journal, in un articolo pubblicato il 13 dicembre, ha riconosciuto la “differenza” del nostro paese a confronto con le difficili condizioni di Grecia e Spagna. Bisogna comunque considerare che l’Italia ha alle spalle un decennio di crescita più bassa della media europea, e che il brutto colpo subito dopo la crisi rallenterà di molto la ripresa.

Al di là però dei “freddi” indicatori economici si possono analizzare nel merito i dieci principali fattori che potranno spingere l’italia fuori dalla crisi (la fonte è un’inchiesta pubblicata sul settimanale “Milano Finanza” il 19 dicembre 2009).

1) Per il prossimo biennio è prevista una ripresa dell’export del 4% annuo, dopo cinque trimestri di flessione (prima del balzo l’Italia è reduce da due anni a -22%) che aiuterà le imprese a competere sui mercati internazionali. Le esportazioni saranno agevolate dalla ripresa degli scambi mondiali (un ottimo +9,5% previsto nel 2010) anche se frenati dalla debolezza del dollaro e dalla relativa forza dell’euro. Per superare la crisi e fronteggiare la concorrenza alle aziende italiane conviene sempre di più puntare sulla “qualità” dei loro prodotti.

2) Anche i consumi hanno registrato un +0,4% nell’ultimo trimestre, dopo due anni di contrazione (-0,9% nel 2008 e -1,7% nel 2009). Secondo le previsioni del Centro Studi di Confindustria i consumi aumenteranno nel 2010 dello 0,8%, grazie alla dinamica delle retribuzioni reali, favoriti dai tassi d’interesse bancari ancora bassi insieme ad un’inflazione contenuta. Un mix di fattori positivi che contribuiranno al miglioramento dei bilanci familiari.

3) Dopo sei trimestri negativi anche gli investimenti segnano un +0,3% nel terzo trimestre, anche se il dato non cancella il trend dell’anno (un calo del 13%). Nel 2010 è previsto un aumento del 1,4% e del 2,7% nel 2011. Gli imprenditori sperano in un sostegno che verranno dagli incentivi della Tremonti ter che riduce la base imponibile Ires fino al 50% sulla spesa in macchinari entro la metà del 2010.  Anche sul mercato immobiliare si prevede nel 2011 un incremento del 6% sugli investimenti in costruzioni.

4) Il Pil italiano nel 2009 calerà del 4,7% secondo il Csc, soprattutto a causa della botta di inizio anno, e salirà dell’1,1% nel 2010 fino al 1,3% del 2011, fino alla stabilizzazione sui livelli del 2005. Una tendenza che riguarda tutte le principali economie mondiali ad eccezione delle “sempre verdi” Cina e India.

5) Sul fronte della finanza pubblica, l’Italia resta tra i paesi con il maggior debito (l’anno prossimo salirà al 116% del PIL). Eppure la politica di bilancio del Ministro dell’Economia Tremonti, improntata alla sostenibilità, ha avuto riscontri positivi in sede europea. Secondo una valutazione della Commissione Europea, segnalata nell’ultimo bollettino della Bce, l’Italia è classificata tra gli Stati “a medio rischio”, assieme a Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo e Austria. Resta da considerare che nell’Eurozona l’unico paese a “basso rischio” è la Finlandia! Inoltre un segnale positivo viene dall’agenzia di rating Standard&Poor’s che ha di recente confermato per l’Italia il giudizio A+, che si basa sulla stabilizzazione del debito grazie ad un programma di riduzione del deficit.

6) Anche l’inflazione rimarrà contenuta per i prossimi due anni (+1,4% nel 2010 e +2% nel 2011) in media con i livelli europei.

7) Un’importante novità è il così detto “fondo salva imprese”, un bacino di finanziamento a capitale pubblico-privato con una dote iniziale di 1 miliardo di euro, che aiuterà le piccole e medie aziende italiane che più hanno risentito della crisi, soprattutto dopo i cali di fatturato e la stretta creditizia delle banche. Al capitale parteciperanno governo, Confindustria, Abi, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps e la raccolta sarà allargata ad altri investitori istituzionali fino a raggiungere i 3 miliardi.

8) A metà dicembre il bilancio di raccolta dello scudo fiscale ammonta a circa 80-90 miliardi di euro, una cifra inferiore alle aspettative dei 100 miliardi. Si tratta comunque di una somma importante che per metà potrà essere investita per il rilancio del sistema Italia. A questo si aggiunge la decisione di prorogare lo scudo fino al prossimo aprile (con un’aliquota fissata al 6-7% invece del 5%). Inoltre si prevede che il 10-15% di chi era intenzionato a scudare non è riuscito per ritardi burocratici o intoppi vari. Entro aprile avrà il tempo di farlo.

Last but not least, due sondaggi che rilevano una certa propensione ottimistica per il futuro: un’indagine Isae su 4 mila imprese per tastare il clima di fiducia sul settore manifatturiero, è salito a novembre a 78,8 da 77,4 di ottobre. Un dato importante se si pensa che nei primi mesi dell’anno, in piena crisi, era fissato a quota 60.

Sempre secondo l’indice Isae “sono migliorate in particolare le opinioni sulla situazione economica del paese e si sono allegerite le tensioni sul mercato del lavoro”.

C’è da registrare però che la disoccupazione purtroppo crescerà anche l’anno prossimo e si attesterà vicino al 9%, mantenendosi comunque più bassa della media Ue.


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