E’ ora di salvarsi la pensione!

par Elia Banelli
martedì 15 dicembre 2009

Con il 2010 sono in arrivo due importanti riforme che modificheranno in parte il sistema previdenziale. La prima, targata Prodi 2007, entrerà in vigore a gennaio e abbasserà i coefficenti per il calcolo della rendita. La seconda, che porta la firma del ministro del Welfare, Sacconi, allungherà l’età lavorativa a partire dal 2015.
 
Le due manovre si controbilanciano: se per un verso si “lima” la rendita, dall’altro aumenta il montepremi dei contributi, obbligandoci a lavorare di più.
 
Il risultato della combinazione è comunque negativo, ovvero una diminuzione dell’assegno pubblico finale.
 
La legge Prodi stabilisce una revisione automatica e triennale dei coefficenti di trasformazione in rendita (ovvero il sistema di calcolo della pensione), con un effetto crescente in base all’ammontare dell’età.
 
Un esempio: chi staccherà a 57 anni (requisito minimo previsto dalla riforma Dini del 1995) subirà una perdita del 6,4% l’anno, che salirà al 8,4% per chi deciderà di smettere a 65. Questa sorta di “limatura” riguarderà la stragrande maggioranza dei lavoratori, sia chi ha cominciato a lavorare dopo il primo gennaio 1996 e avrà la pensione calcolata solo sul metodo “contributivo” (ovvero le somme versate durante l’intera vita lavorativa), sia coloro con meno di 18 anni di anzianità prima del 31 dicembre 1995, che avranno un vitalizio a sistema misto, “retributivo” (basato sullo stipendio degli ultimi anni) per i periodi precedenti al 1995 e contribuitivo per quelli successivi.
 
Non saranno toccati dalla riforma i lavoratori con il solo sistema retributivo e chi è già andato in pensione.
 
Preso atto delle modifiche, sono ormai lontani i tempi dello Stato assistenzialista e delle baby pensioni, vero privilegio degli ultimi 40 anni.
 
Gli scenari futuri vedranno un ruolo sempre più marginale delle casse pubbliche, troppo logorate dal deficit e dai costi insostenibili, e un avanzamento graduale dei fondi pensione privati. Per parare i colpi in anticipo la “pensione di scorta” è quanto mai necessaria.
 
Alcuni esperti propongono una linea bilanciata con il 70% di azioni (fondi a rischio medio-alto) o per i risparmiatori prudenti una previdenza garantita con un rendimento minimo del 2%.
 
Secondo l’analisi di Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, “versando circa il 10% della retribuzione lorda a partire dall’intero Tfr, che da solo vale il 6,91%, nel lungo periodo la pensione integrativa potrà fornire dal 20 al 25% dell’ultimo stipendio”.
 
E’ importante dunque correre ai ripari e programmare il futuro fin da ora, sapendo che la pensione pubblica erogata dallo Stato subirà un taglio del 20% nel 2050.

Leggi l'articolo completo e i commenti