Diciamo no alla violenza, i media partecipativi ai giovani
par Redazione
martedì 15 dicembre 2009
Lâappello congiunto di Caffè News Magazine e AgoraVox
Sembrano i tempi del commissario Calabresi, tempi che non abbiamo vissuto e che non ci teniamo affatto a vivere.
L’istantanea è quella di un’Italia che si affanna, dove non funziona niente, un’Italia in declino, a cominciare dall’incapacità di sintesi politica e da una certa sordità comunicativa che sfiducia, che allontana, che crea due paesi: uno sui tetti delle fabbriche e l’altro che contesta.
In mezzo ci sono i giovani e i giovanissimi, che non hanno mezzi, che si sentono condotti nel mezzo di uno sbandamento mediatico senza precedenti. Il volto del Presidente del Consiglio insanguinato, colpito a casa sua, a Milano, può fare da capro espiatorio per chi alimenta la contestazione che può materializzarsi in violenza pura. È già accaduto, e non vogliamo che accada più.
Il cammino per far sì che la comunicazione politica, istituzionale e sociale riparta serenamente deve avere nel suo valore intrinseco il rifiuto netto e rigoroso di qualsiasi forma di violenza, abbassando i toni, maggioranza e opposizione, in particolar modo chi ha parlato di terrorismo.
Vorrei rammentare che il terrorismo è un atto di violenza volto ad intimidire una comunità “altra”. È terrorismo, in sostanza, l’agguato agli africani il 18 Settembre 2008, gesto atto, fra le altre cose, ad intimidire la comunità africana a Castelvolturno. In riferimento all’accaduto di questi giorni non si può parlare di terrorismo.
Il nostro è uno Stato che non trova risposte, soprattutto di natura politica e economica, è uno Stato che per la prima volta nella sua storia si trova con l’ultima generazione molto più povera della precedente, è uno Stato che semina odio e ha abolito la solidarietà e quindi sta raccogliendo violenza e indifferenza.