Crisi finanziaria: sospiro di sollievo

par wowblog
martedì 21 aprile 2009

Si assiste abbastanza sconcertati alle dichiarazioni di banchieri, politici e capitani d’impresa sul "peggio è passato". Gli stessi che non si erano accorti di quello che stava per succedere, gli stessi che salutavano questa crisi come peggiore di quella del 1929 adesso ci dicono che vedono la luce e la fine del tunnel.

Molti di questi ragionamenti si basano essenzialmente sui corsi di borsa: dopo aver toccato i minimi in marzo, è in atto un rimbalzo delle quotazioni guidate dai titoli del comparto bancario. Citigroup, Goldman Sachs, Jp Morgan, Wells Fargo, per restare in America hanno postato risultati del primo trimestre superiori alle aspettative. Pochi però hanno approfondito su quanto possano essere effimeri questi guadagni, tano che in alcuni casi sono stati gli stessi banchieri a volare basso e a dire che questa è una crisi che non si supererà tanto presto.

In un’intervista al Ft, il Ceo del Nyse Euronext, Duncan Niederauer, ha specificato che il recente rally delle borse è provocato più da investitori di breve termine che da quelli di lungo termine, che sono ancora alla finestra.

Se poi si dà un’occhiata alle analisi di uno dei pochi che aveva capito qualcosa della crisi prima che scoppiasse, Nourel Roubini, si scopre che secondo lui gli stress test condotti sulle banche americane sono assolutamente inutili perchè i dati macroeconomici attuali sono peggiori degli scenari previsti dagli stress test per il 2009. Una colossale presa in giro.


Che fa il paio con il famigerato piano Geithner e la tragicomica disponibilità delle banche piene di titoli tossici che sarebbero disposte a comprarsi a vicenda a tutto danno del contribuente (con un meccanismo che Luigi Zingales ha mostrato molto bene su l’Espresso).

E in Italia? Il Paese alle prese con la perenne crisi economica sembra versare sempre più in stato comatoso. Mentre le richieste di cassa integrazione ordinaria decuplicano, i contratti a termine non vengono rinnovati (nè ne vengono aperti di nuovi), le esportazioni crollano e la produzione industriale collassa, si trova il tempo di gioire orgogliosi per la Fiat (che ha a sua volta stabilimenti fermi) e dire che dopotutto la crisi sta passando.

In realtà dalla crisi si sta passando ad uno stato comatoso difficilmente recuperabile, se non con massicce dosi di investimento nella ricerca, nelle università, nell’innovazione che punti a sostituire un modello industriale (quello manifatturiero e della grande industria) non più sostenibile dal nostro Paese, che dovrebbe specializzarsi nelle tecnologie e nei servizi.

Meglio tirare un sospiro di sollievo insieme a Tremonti: chi sperava di sciogliere le incrostazioni delle rendite, della sperequazione della ricchezza, dei difetti secolari del nostro capitalismo, dovrà rassegnarsi. Nemmeno la crisi mondiale in cui siamo finiti basterà a farci rendere conto della nostra condizione. E’ finito l’incubo per chi temeva di perdere i propri privilegi.

Per tutti gli altri, in bocca al lupo.


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