Cina, bomba ad orologeria?

par Francesco Rossolini
giovedì 9 luglio 2009

 

Le terribili vicissitudini che stanno travolgendo la Cina hanno tutta l’aria di non essere un fatto isolato, causato da uno scontro “occasionale” tra etnie, ma sembra una vera e propria pre-rivoluzione, ovvero una prova generale di ciò che potrebbe accadere in Cina nei prossimi anni su vasta scala.

La situazione dei lavoratori Cinesi, motivo vero delle proteste e degli scontri, è pressoché disumana nelle aree periferiche dell’immenso Paese e comunque è estremamente dura anche nelle periferie delle grandi città dell’est; la parte orientale della Nazione è la zona più ricca e sviluppata.

La Cina trattiene a forza la volontà di cambiamento e di rivalsa sociale di centinaia di milioni di lavoratori; quella massa silenziosa di operai che ha permesso alla Cina di compiere il suo miracolo economico ma che lavora per un salario minimo e senza alcun sistema di tutela.

Proprio mentre i Grandi del G8 trascorrono tre giorni nel microcosmo lussuosissimo realizzato ad arte dall’Italia, e qui i cari amici del Guardian con le loro polemiche infondate hanno preso un granchio colossale, il Paese più popoloso del mondo è sferzato dalla più grave protesta dal 1989, piazza Tienanmen, protesta che se anche dovesse esaurirsi nei prossimi giorni è destinata comunque a divenire una spaccatura profonda nella storia del Paese. 

Per troppo tempo il regime ha oppresso e compresso i desideri di libertà, cambiamento e modernizzazione dei Cinesi. Il popolo delle laboriose formiche stacanoviste ha iniziato ad alzare la testa ed inizierà progressivamente a far valere i propri diritti. Ovvero stipendi più alti, meno ore di lavoro, assicurazioni sanitarie, possibilità di sciopero, in poche parole tutto ciò che è stato rivendicato nell’Europa due secoli addietro.

I lavoratori Cinesi non saranno più disposti ancora a lungo a produrre immense ricchezze, destinate solo all’oligarchia dominante ed alla “nomenclatura”, in cambio di un tozzo di pane. 


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