Cesare Geronzi resta saldo al potere bancario

par RobertaLemma
sabato 10 ottobre 2009

Cesare Geronzi, presidente della blasonata Merchant Bank di piazzetta Cuccia, grazie al rinnovo del patto di sindacato che vede comfermati i vertici Mediobanca potrebbe, entro aprile 2010, diventare il nuovo presidente delle Generali subentrando all’ottantacinquenne Antoine Bernheim.
Finalmente quella fitta trama tessuta come la paziente Penelope potrebbe finalmente premiarlo.

20 anni passati ad allineare anelli quali relazioni e alleanze, intrecci spesso finiti nelle cronache giudiziare pur di raggiungere la presidenza di Mediobanca e tutto il potere che la banca rappresenta nel mondo economico, finanziario e politico. Controllare una banca come Mediobanca significa, in un certo qual modo, gestire e indirizzare un governo. La storia si ripeterà? Ci sarà un’ancella pronta a tradirlo e quindi a sbugiardarlo?

Geronzi, ex Capitalia, tramite la presidenza delle Generali, continuerebbe a presidiare uno dei più importanti snodi e crocevia della finanza italiana e di allontanare da lui lo spettro di un’eventuale condanna che potrebbe piombargli addosso per alcuni procedimenti in corso. Geronzi è indagato, nell’ambito del processo per il crac Parmalat, per usura aggravata e concorso in bancarotta fraudolenta. Per il filone Eurolat, è stato rinviato a giudizio per estorsione e bancarotta societaria ed è indagato di frode riguardo l’emissione e collocamento dei bond Cirio tramite Capitalia nel crac della compagnia italiana specializzata nelle conserve alimentari di Sergio Cragnotti.

Se il decreto attuativo (n° 516 del 1998 del Testo Unico Bancario) del Ministero del Tesoro fissa l’incompatibilità per la mancanza dei requisiti di onorabilità per chi è stato "condannato con sentenza irrevocabile" con l’esercizio delle funzioni di amministratore in una banca, nulla dice, al contrario, per le assicurazioni. Questo garantirebbe a Geronzi, grazie alla presidenza delle Generali, di rimanere sulla cresta dell’onda almeno per altri dieci anni.

Nessuna procura o aula di tribunale potrà quindi intervenire per impedire a Geronzi di vedersi nominato presidente di Mediobanca. Saranno gli alleati politici a decidere e bisognerà vedere quale fascia di potere’ avrà piu cartucce da sparare.

Ma chi è Cesare Geronzi?

Nel 1960 Geronzi vince il concorso in Banca Italia. Nel 1980 Carlo Azeglio Ciampi e Lamberto Dini lo cacciano e Geronzi ripiega sulla presidenza di Banco Napoli, seguendo l’allora Direttore Generale Rinaldo Ossola. Ma anche qui, Geronzi e Ossola vengono cacciati e nel 1982 Geronzi passa alla Cassa di Risparmio di Roma come direttore generale. Poi succede qualcosa che farà fare il balzo d’autore a Geronzi. Il Banco di Santo Spirito, storica banca di Roma controllata dall’IRI di Prodi si trova in difficoltà economica. Geronzi vorrebbe acquistare il Banco, ma Cariroma non ha gli 800 miliardi di lire necessari per farlo. Per ottenere il capitale necessario allora Cariroma vende a Santo Spirito i propri sportelli, diventando una Holding e con il denaro ottenuto rileva il capitale azionario. Nel 1990 al gruppo si aggiunge il Banco di Roma. Ora inizia la scalata.

Banca di Roma acquisisce la Banca Mediterranea, finanzia l’alta velocità, fonda il gruppo turistico Ecp, assorbe la Banca Nazionale dell’agricoltura per un giro d’affari di oltre 10 mila miliardi di lire. Sbarcano nel sud con l’acquisizione di Mediocredito e Banco di Sicilia, Regione Sicilia e la Fondazione Banco di Sicilia ne divengono due soci importanti. E mentre le procure indagano nel 2000 vengono acquisite anche la Banca Popolare di Brescia e la Cassa di Risparmio di Reggio Emilia. È questo il percorso che, attraverso l’unione di banche in crisi o pre-crisi, conduce Geronzi alla creazione nel luglio 2002 di un’unica unità bancaria, Capitalia. Nel 2004 Geronzi e la sua Capitalia finiscono trascinati dalla crisi argentina e dai crac di Cirio e Parmalat . Iniziano i guai.

Il 7 dicembre 2006 il tribunale di Brescia condanna in primo grado Geronzi per la vicenda del crac Italcase. Questa accusa è stata poi ribaltata nella sentenza d’appello e, l’11 maggio 2009, Cesare Geronzi è stato assolto con formula piena "per non aver commesso il fatto". Il 20 maggio 2007 Capitalia viene incorporata in Unicredit SPA in un tentativo di lavanda gastrica a ripulirla dai reati, Geronzi viene nominato all’unanimità presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca di cui era già Vice Presidente. Geronzi deve tutto alle sue amicizie e alla capacità dello Stato Italiano di rendere sterile la giustizia.

Il più caro amico di Geronzi, Andreotti. E ora le attività editoriali di Geronzi:

Finanzia l’Omnitel e inventa la Mmp, una concessionaria di pubblicità, che si occupa di gran parte della carta stampata, pur essendo perennemente in perdita: Topolino, Secolo d’Italia, L’unione Sarda, Qui touring, Famiglia Cristiana, Osservatore Romano, chiuderà nel 1997con 450 miliardi di perdite, il 70 per cento delle quali sono a carico del partner pubblico. Sono notevoli anche i finanziamenti ai partiti: nel 1996 i Democratici di Sinistra come Tanzi insomma, finanzia di tutto e a tutti. Luciano Gaucci lo ritenne responsabile del fallimento dell’ AC Perugia e gli lanciò numerose accuse da Santo Domingo dov’era all’epoca latitante; sull’argomento Geronzi è stato sentito dalla magistratura come persona informata sui fatti. Nel 2004 tramite Capitalia acuisisce il 49% di Italpretoli la società che controlla la Roma calcistica con una quota del 67%, sfruttando la conversione in azioni di crediti per 35 milioni di euro. La banca deteneva inoltre un’opzione a salire al 51% nel caso il piano di risanamento della squadra non avesse successo ma, nel 2008, tale opzione è stata cancellata. Inoltre Capitalia è uno dei creditori della Lazio salvata con un aumento di capitale.

I casi giudiziari che lo hanno coinvolto:

Tutte le cariche di Geronzi:

I suoi riconoscimenti:

Cesare Geronzi insomma amministra una fetta di potere già da qualche anno, ma è così ben progettato il sistema che chi compie il reato in verità sembra non averlo mai compiuto fino ad apparire vittima di complotti e macchinazioni. I giudici di Parma lo hanno interdetto a 27 mesi di distanza dal crac di Calisto Tanzi e messo sotto accusa per bancarotta e usura. Hanno lasciato intendere che la loro mano avrebbe potuto essere più pesante. Ma non hanno osato. “Davanti a lui tremava tutta Roma”.

Cosa significa questo? Se non la riprova che mani invisibili e occulte comandano anche la magistratura? Geronzi asserragliato in un bunker legale costruito con gli studi di Giuliano Vassalli e Guido Calvi, il presidente di Capitalia giostra i suoi avvocati rossi (un ex ministro socialista e un deputato diesse) come per tutta la vita ha saputo fare fra diavolo e acqua santa, stampa di sinistra e Vaticano, Giulio Andreotti e Walter Veltroni, Roma e Lazio, i debiti degli ex comunisti e quelli della Fininvest. Imprenditori, commercialisti, notai, avvocati, periti, curatori fallimentari, calciatori, giornalisti e magistrati hanno vissuto delle sue commesse e dei suoi prestiti. Lui li ha legati a sé uno per uno e poi li ha gestiti per gradi come Andreotti gli aveva insegnato come Gelli aveva onorato il progetto di Cefis, la lobby dall’anima nera. Fazio e Cragnotti ad esempio non possono accusare Geronzi senza accusare sè stessi. Ecco perchè è vincente il sistema storico usato dalla casta nessuno può parlare senza doversi incolpare.

Per rafforzarsi sulla piazza milanese, Geronzi ha potuto contare su un altro degli uomini del primo cerchio, il romanissimo e fascistissimo Giuseppe Ciarrapico che si è presentato a Segrate su mandato di Andreotti per risolvere la guerra della Mondadori fra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi.

Con i finanziamenti di Geronzi Ciarrapico ha messo insieme un gruppo Italfin in pochi anni comprando cliniche ed acque minerali. Al momento del crac di Italfin 80, l’istituto romano risulterà impegnato per 300 dei 450 miliardi di lire dell’insolvenza. Ma il Ciarra resterà fedele e, anche interdetto dalle cariche sociali, rimarrà a lungo nel panel dei consulenti di Capitalia, con macchina di servizio ed autista. Ciarrapico e Berlusconi e la loro relazione personale e confidenziale, la penetrazione su Milano si è completata con la nascita di un rapporto d’affari Fininvest-Banca di Roma. Nella fase precedente la quotazione di Mediaset (1996), la Fininvest è stata sostenuta dai crediti di Geronzi quando nessuna banca credeva più nell’indebitatissima holding del Biscione.


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