Cesare Battisti resterĂ  in Brasile

par Mazzetta
sabato 21 novembre 2009

Il mio interesse per le peripezie di Cesare Battisti è veramente minimo, anche se forse superiore alla mia simpatia per la sua causa.

Il suo caso tuttavia è andato assumendo connotati che lo proiettano oltre la dimensione personale e anche quella nazionale, divenendo oggetto di una robusta strumentalizzazione. Che per molti si tratti di strumentalizzazione politica e non di genuino interesse per la giustizia è evidente dall’affanno e dall’impegno che il governo e i suo fiancheggiatori hanno messo nell’affare.

Assolutamente strumentale è stata anche la reazione alla decisione del Tribunale Supremo Brasiliano chedoveva decidere sulla sua estradizione. Media e politici hanno accolto la decisione con entusiasmo ed è passato il messaggio che sia stata concessa l’estradizione di Battisti. Ricostruzione parziale di quello che è avvenuto in Brasile, perché se da un lato il tribunale non ha cassato l’estradizione, dall’altro ha riconosciuto che spetta al governo prendere una decisione -politica- sul caso, nell’interesse del paese.

Le reazioni al caso in Italia e Brasile ne fanno indubbiamente un caso politico più che dimostrato, ormai a prescindere dal merito dei reati compiuti da Battisti. La decisione di offrire asilo a Battisti il governo brasiliano l’aveva già presa e non sembra che ci siano motivi nuovi in grado di spingerlo a ritornare sui suoi passi.

Politicamente la resistenza alle richieste italiane potrebbe anche pagare, sia come affermazione della nuova statura internazionale assunta dal Brasile negli anni del governo Lula, che come orgoglioso richiamo all’idea di un Brasile moderno, ormai agli antipodi del gigante scassato degli anni delle dittature fasciste.

L’orgoglio brasiliano non dimentica che l’Italia ha protetto a lungo Salvatore Cacciola, non concedendo la sua estradizione in Brasile. Cacciola ha lasciato un buco enorme con la sua banca e poi è scappato in Italia, dove i suoi avvocati sono riusciti con vari pretesti a salvarlo. Se non fossestato così stupido da andare a divertirsi a Montecarlo, dove la gendarmeria del principato lo ha preso, impacchettato e spedito in Brasile, sarebbe ancora libero e bello e protetto dal tricolore. Le vicende di Cacciola hanno tenuto sveglia l’attenzione dei brasiliani a lungo e il desiderio che scontasse la robusta condanna comminata dai tribunali brasiliani non era meno diffuso dell’analogo desiderio di molti italiani nei confronti di Battisti.



Ma Lula ha anche il lusso di non doversi preoccupare per il futuro, non si capisce proprio perché dovrebbe ripudiare una decisione già presa d’accordo con il ministro della Giustizia Genro. Lula ha anche molti modi di giungere al risultato, può concedere l’asilo politico, l’asilo per considerazioni umanitarie e anche muovere in direzionedi un processo a Battisti per l’ingresso illegale in Brasile, processo che ne richiederebbe la presenza e ne impedirebbe l’estradizione.

A queste considerazioni si può poi aggiungere che sul piatto della bilancia politica da una parte Lula ha la Francia e Sarkozy, dall’altra l’Italia e Berlusconi, che all’estero è considerato di gran lunga il leader più squalificato dell’Occidente, uno con il quale è meglio non farsi nemmeno vedere in giro. Insieme alla Francia ci sono poi molti esponenti della sinistra, mentre a chiedere l’estradizione restano gli agitati italiani e di una parte della destra brasiliana, che ha usato ampiamente il caso per cercare di danneggiare Lula e lanciare la possibile candidatura, alle prossime presidenziali, dell’attuale presidente del Tribunale Supremo Carlos Alberto Menezes Direito, determinante nel rompere la parità tra i giudici con un voto abbastanza irrituale. Lula poi non ha da farsi perdonare il suo essere troppodi sinistra, ha già ampiamente dimostrato al paese e al mondo che non è certo un estremista o un fanatico.

 
Oggi un amico mi ha fatto notare il clamoroso unanimismo italiano nel tradurre la sentenza brasiliana con l’estradizione di Battisti e in effetti controllando i medi più diffusi si emerge con prepotenza questa mancanza di sfumature a incorniciare i più esaltati che festeggiano e si vede che vorrebbero farlo cantando "chi non saltà comunista è!".

Non c’è niente da festeggiare, perché la sentenza non comporta per niente l’estradizione di Battisti in Italia e ancora meno è da accogliere come indicazione in tal senso. Quella sentenza significa solo che il Tribunale Supremo non ha cassato la richiesta italiana.

Dispiace per quelli che ci hanno creduto, ma in fondo c’è da sperare che tra questi non ci siano i familiari delle vittimedi Battisti, almeno loro dovrebbero sapere da tempo che la realtà frequenta a fatica le pagine dei giornali e le stanze dei politici.

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