"Brothers", la guerra che uccide (dentro)
par
martedì 29 dicembre 2009
Nuova opera del buon Jim Sheridan.
I primi venti minuti ricalcano la trama del bellissimo film "The Things we’ve lost in fire" (qui, pessimamente "Noi due sconosciuti"), della stessa Susanne Bier.
In un lampo passa da rissoso, cupo, introverso delinquente a tenero compagno di giochi per le due piccole nipotine (la più grande è già una splendida attrice), spalla affidabile della giovane e forte neo-vedova (Natalie Portman, semplicemente perfetta) e orgoglio del rigido padre, che esagera un po’ col whisky e ancora vive in un Vietnam interiore.
Colpo di scena, l’eroe torna inaspettatamente, spezzando il nuovo, fragile equilibrio. Torna a metà, anzi meno, la maggior parte è rimasta in Afghanistan, dove le atrocità a cui è stato costretto gli hanno imprigionato ogni sentimento in un senso di colpa che non gli lascia respiro.
Sarà proprio in virtù di quel legame che dà il titolo all’opera che riuscirà a ritrovare una via verso casa. La stessa via verso casa che, come questo film dimostra, si rischia di perdere se si va troppo lontano da ciò che si è o da ciò che si è in grado di essere. Cosa che la guerra sembra chiederci troppo spesso (sempre?) di fare.
Un film di Jim Sheridan. Con Natalie Portman, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Bailee Madison, Taylor Geare. Drammatico, durata 108 min. - USA 2009.