Bettino Craxi e "Mani Pulite"

par MJAC
giovedì 31 dicembre 2009

Una decisione inopportuna.

Sui più importanti quotidiani di ieri è apparsa la notizia secondo la quale il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, avrebbe deciso di dedicare una via od un parco all’ex Presidente del Consiglio e leader del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi, scomparso nel 2000 ad Hammamet.
 
L’inaugurazione dovrebbe avvenire in occasione del decennale della sua morte il 19 gennaio 2010, data in cui lo statista sarà ricordato anche dal Presidente della Repubblica.
 
Questa notizia ha subito riaperto aspre polemiche sull’opportunità o meno di effettuare tale commemorazione. Del resto anche in passato era stata avanzata la proposta di dedicare una targa a Craxi, ma è stata inesorabilmente bocciata dal Consiglio comunale.
 
Ma con quale motivazione si vuole riabilitare la memoria di Bettino Craxi? E perché la notizia fa tanto discutere?
 
Procediamo con ordine.
 
Secondo molti cittadini ed esponenti politici, soprattutto del centro destra come il Sindaco di Milano, Bettino Craxi fu un grande riformatore e riformista che ha saputo imprimere una grande svolta al Paese.
 
Si sa che fu un Nenniano di ferro e un anticomunista convinto, che nel 1976 fu eletto Segretario del PSI al posto di De Martino, che nel 1983 fu il primo socialista a ricoprire la carica di Primo Ministro, e che la sua attività, costellata anche da importanti successi come la Revisione del Concordato Italia-Vaticano nel 1984, fu concentrata, alla fine, ad un riavvicinamento del PSI al Centro, con l’intento di farne l’ago della bilancia della politica italiana (basta ricordare gli anni del CAF - Craxi, Andreotti, Forlani).
 
Ma nel 1992 iniziò la stagione di "Mani pulite", che sconvolse l’intero mondo politico italiano: Bettino Craxi fu accusato e condannato per corruzione, finanziamento illecito dei partiti, e per aver incassato a titolo personale grosse tangenti.  Nel 1994 fuggì ad Hammamet, in Tunisia, e la sua latitanza durò sei anni, fino al giorno della sua morte.
 
Oggi i suoi nemici e molti politici insorgono, e sono contrari non solo alla dedica di una via ma anche alla commemorazione, in presenza del Capo dello Stato, del decennale della sua morte.
 
Uno dei più feroci oppositori è Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori e all’epoca magistrato del Pool "Mani pulite", che giudica "una distorsione della realtà la riabilitazione di un latitante, condannato con sentenza passata in giudicato".
 
"Se si vuole dedicare una targa a Craxi e si vuole dire la verità", sostiene in sostanza Di Pietro, "bisogna aggiungere sotto il suo nome: politico, condannato, latitante".
 
Anche l’allora Capo del Pool "Mani pulite", l’ex Procuratore Francesco Saverio Borrelli, definisce la decisione della Moratti "indecorosa" e "offensiva".
 
E allora?
 
Mentre le polemiche divampano sempre più fra le forze politiche sino a coinvolgere persino il Capo dello Stato, non si può fare a meno, per il momento, di esprimere la massima solidarietà alle persone per bene di questo Paese, a tutti i cittadini onesti che assistono impotenti, sconcertati e delusi, a questa indecorosa schermaglia. Perché sono soprattutto questi cittadini ad essere profondamente colpiti, nei loro valori più intimi, dalla decisione del Sindaco di Milano.
 
E se questa decisione, che appare inopportuna e provocatoria, non sarà revocata, è facile prevedere gravi conseguenze: essa costituisce prima di tutto un pericoloso esempio per i nostri giovani e un appannamento dell’immagine del nostro Paese.
 
Forse dieci anni sono pochi per un sano revisionismo, ma è certo che solo la Storia, quando gli animi si saranno finalmente placati, potrà onestamente giudicare e dire l’ultima parola.

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