Berlusconi interviene in diretta a BallarĂ². Tutti i comunisti del Premier

par Spettacolando
mercoledì 28 ottobre 2009

Eccolo è tornato. Da un po’ non piombava telefonicamente in trasmissioni “comuniste” – c’erano state avvisaglie un paio di settimane fa a Annozero -, fino a ieri sera quando durante “Ballarò” è arrivata la telefonata. E quello che c’era al telefono era senza dubbio un Berlusconi molto molto arrabbiato. Ed è ancora una Rosy Bindi pasionaria a tenergli testa.
 
Il momento più curioso fino a quel momento della trsmissione, che vedeva ospiti in studio la Bindi, appunto, la De Gregorio, i Ministri La Russa e Alfano, la segretaria dell’UGL Renata Polverini e il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, è stato quando quest’ultimo, stufo a suo dire del clima da battaglia che c’era in studio – e un po’ per il poco spazio concessogli – si è alzato e ha minacciato di abbandonare lo studio. Per il resto dibattito come sempre, tra la calma della De Gregorio e le urla del Ministro la Russa.
 
Poi la telefonata in diretta del Premier che ha preteso, dato che la tv pubblica non è “né mia né sua, Floris, ma dei cittadini! Di chiarire alcuni punti che erano stati oggetto della trasmissione o del “festival delle falsità della sinistra” come dice lui. Il caso Mills ovviamente, i pm e i giudici: “La vera anomalia italiana non è Silvio Berlusconi ma sono i Pubblici ministeri comunisti e i giudici comunisti che da quando Berlusconi è entrato in politica hanno deciso di aggredirlo con 103 procedimenti ed indagini, con 36 processi, l’hanno messo in più di 2500 udienze (...). Allora domando, ma Silvio Berlusconi era l’imprenditore più criminale della storia del mondo?”, ha detto, in terza persona, il Presidente del Consiglio. Poi ne ha per il neo presidente del Pd Bersani col quale sarebbe “tornato il comunismo” e a proposito di comunismo il Premier ha sentito il dovere di spiegare il suo viaggio in Russia che tante polemiche aveva scatenato: “Sono rimasto con Putin solo per un giorno con l’obiettivo di lavorare positivamente al rilancio delle imprese italiane. E sono partito in ritardo solo per la fitta nebbia”. Un Berlusconi nervoso quando, al tentativo di interruzione di Floris, ha sbottato: “No, lei mi lascia parlare, perché lei fa dei processi pubblici. Lei nella televisione pagata coi soldi di tutti fa dei processi pubblici, non consentendo a chi mette sotto processo di avere il contraddittorio”, dimenticando che erano presenti due superministri del suo Governo e invitandolo “quando vuole” in trasmissione.

 
 
Ha poi parlato del chiarimento con Tremonti (“È stato chiarito un equivoco. La politica del rigore non è stata solo una scelta del ministro dell’Economia, ma di tutto il governo. La politica del rigore va coniugata con le esigenze dello sviluppo”) e del taglio dell’Irap (“Che si farà”), argomenti che hanno scaldato la discussione all’interno della maggioranza in questi ultimi giorni e del suo suggerimento a Marrazzo, sul cui caso aveva attaccato la De Gregorio in precedenza sottolineando come il Premier invece di consigliare la denuncia abbia dato il numero di telefono dell’agenzia e chiedendo al Premier perché non avesse fatto lo stesso sul caso Boffo: “Sono due cose totalmente diverse: nel caso Boffo non sono intervenuto in alcun modo, anche perchè si trattava di un direttore molto vicino a una personalità che mi è molto cara in Vaticano (il cardinale Camillo Ruini, ndr)” e poi spiega: “Ho saputo di quel video da mia figlia Marina dopo che Mondadori l’aveva già rifiutato. Allora, non ho fatto altro che allungare la mano, prendere il telefono e chiamare Marrazzo. Gli ho detto: abbiamo il numero telefonico dell’agenzia che ha quel video, lascio a te la scelta se acquistare quel documento o andare a fare denuncia alla magistratura”.
 
 
Infine la discussione che a distanza di qualche settimana si ripete con Rosy Bindi (definita a Porta a Porta “più bella che intelligente”) che lo attacca: “Nessun politico al mondo ha la possibilità di intervenire quando e come vuole in una trasmissione pubblica per fare affermazioni che non sono convincenti” e alle proteste del premier risponde: “Lei ha un solo modo per dimostrare la legalità che continua ad affermare: sottoporsi come qualunque cittadino al giudizio della magistratura (...). Nessuno contesta – sottolinea il vice presidente della Camera - il consenso che il premier ha avuto dagli italiani né il fatto che questi abbia legittimamente governato. Ma noi e l’intero paese contestiamo il modo con il quale Berlusconi ha governato. Il consenso popolare da lui ottenuto non lo solleva - ha concluso Bindi - dal dover sottoporsi al rispetto della legge, della Costituzione e del giudizio della magistratura”.


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