Berlusconi e Dell’Utri in TV

par Paolo Cufino
lunedì 30 novembre 2009

Nessuno ha combattuto la mafia più di me.

Il capo dello stato ha esplicitamente detto che nessun governo può cadere fin tanto che dispone di una maggioranza parlamentare e i magistrati di Firenze hanno smentito di avere pronto un avviso di garanzia per il premier, allora come mai, voi del PDL, continuate a sbraitare e a confezionare sui vostri giornali titoli a caratteri cubitali con toni allarmistici che ipotizzano un complotto contro di voi?
Questa, più o meno, una delle tante domande di Lucia Annunziata.
 
A questo interrogativo il senatore Dell’Utri ha risposto in maniera confusa lasciando intendere che il fatto che quattro procure indaghino sulle mendaci (secondo lui) dichiarazioni di Spatuzza implica di per sé che c’è una congiura, poi, facendo suo il suggerimento dell’Annunziata ha ribadito che anche se i magistrati di Firenze hanno detto di non aver pronto alcuno avviso di garanzia per B., non significa necessariamente che non stiano indagando su di lui. E vorrei vedere!
 
Una risposta più attendibile a quanto chiesto dall’intervistatrice provo a darla io facendo però, come fanno sempre i politici, una breve, preliminare precisazione.
L’affermazione fatta da Napolitano, con tutto il rispetto che gli devo e che ho per lui, è di una totale ovvietà. Infatti il capo dello stato ha pedissequamente ripetuto quanto previsto dalla costituzione: nessun governo cade se non viene sfiduciato in Parlamento.
 
Quello che PDL e Lega non hanno inteso o meglio, non hanno voluto intendere è che Napolitano ha esortato le varie istituzioni ad abbassare i toni, a rimanere ciascuna nei propri ambiti e a rispettarsi reciprocamente. Per completezza direi che c’è anche stato un velato invito ai magistrati a fare meno dichiarazioni televisive, (questa è una mia interpretazione) senza mai sognarsi di dire a questi ultimi che devono smettere di fare le loro indagini. Sarebbe dunque auspicabile che nessuno, dico nessuno, tirasse dalla sua parte il discorso del presidente.
 
Veniamo adesso alla risposta alla domanda posta dall’Annunziata.
Il motivo per cui i giornali e i TG del cavaliere mantengono alti i toni dello scontro in atto e chiaro: solo così i gonzi che credono alle balle che racconta la maggioranza e che cominciano ad aprire gli occhi, potranno digerire l’ennesima legge “ad personam” che con inusitata protervia il PDL e la Lega insistono nel voler fare. Questa legge che tirerà fuori dai guai, ancora una volta, un premier che rifiuta di farsi giudicare farà saltare migliaia di processi in molti dei quali sono coinvolti papaveri dell’industria e della finanza (Tanzi, Geronzi etc.) amici dei miei amici, anzi, amici dei loro amici.
 
In qualunque paese del mondo di una persona che, come Berlusconi, ha subito 106 procedimenti giudiziari (in realtà anche questa è una sua bufala: i processi a suo carico sono 16) si direbbe che forse se è incappata, così tante volte, nelle maglie della magistratura qualcosa di irregolare deve pur averla fatta. In Italia, con la sua potenza mediatica, l’”egoarca” è riuscito invece a imporre il ragionamento contrario e cioè: se i magistrati che mi accusano sono molti allora sono innocente.
 
E’ incredibile! Sarebbe come dire che se ieri una persona mi ha visto in Piazza di Spagna significa che c’ero e se per caso a vedermi sono state cento persone allora ero certamete altrove. Logico no?
 
ieri, in un orgiastico tourbillon televisivo, ripetuto ossessivamente da tutti i telegiornali, il sultano ci ha spiegato che nessuno al mondo ha mai combattuto la mafia quanto lui. Peccato che Mangano sia morto altrimenti avrebbe potuto farcelo testimoniare da lui.
 
La mafia, la camorra e la ’ndrangheta, lo rammento a chi ci governa, la combattono in prima fila magistrati e forze dell’ordine e sono proprio costoro che in questi ultimi decenni hanno pagato il più alto tributo di sangue, quanto al complotto e ai giudici eversivi e golpisti di cui il presidente del consiglio e la sua maggioranza vanno quotidianamente blaterando questi servitori dello stato, ingiustamente denigrati, non sono certamente della stessa pasta di cui era fatto Vittorio Metta così caro a chi ne finanziò la corruzione per mano di Previti.

Leggi l'articolo completo e i commenti