Berlusconi come Cesare Borgia e Luigi XV

par vitof
martedì 3 novembre 2009

Berlusconi non è nuovo a prese di posizione che sono o appaiono politicamente insensate, come quando afferma che non si dimetterà se sarà condannato.

Berlusconi è come Cesare Borgia detto il Valentino, l’eroe di Machiavelli, la figura centrale del suo lavoro. Il Principe. Machiavelli dice che i mezzi del potere sono "frode e forza" e che "quelli che per poca prudenza o per troppa sciocchezza, fuggono questi modi, nella servitù sempre e nella povertà affogano; perché i fedeli servi sempre sono servi, e gli uomini buoni sempre sono poveri; né mai escono di servitù se non gli infedeli e audaci, e di povertà se non i rapaci e fraudolenti. Cesare Borgia ha avuto ammiratori in vita e in morte, forse attirati dal fascino sinistro emanato dalle storie della sua famiglia e dalla sua persona. Adotta il motto Aut Caesar, aut nihil, o Cesare o nulla, copiandolo da ciò che si dice abbia detto Giulio Cesare: "Meglio il primo in un villaggio che il secondo a Roma". La frase indica la grande ambizione al potere, o alla fama, di questo personaggio. Era una carogna per carattere perché "sentiva" di essere antipatico, era incapace di essere felice e ricercava la felicità con tante donne, tanto da essere contagiato dalla sifilide, era capriccioso, con alti stratosferici e bassi speleologici d’umore, si isolava e si frustrava. Non mancavano lampi di genialità, amava le novità, era un’anguilla se decideva di usare la diplomazia, era bugiardo e sleale, ribelle ad ogni tipo di costrizione e autorità. Era nato mascalzone, fanatico e delinquente, si è trovato nel posto e con le circostanze giuste.

E’ plausibile l’idea che Cesare Borgia in realtà fosse un mediocre politico, incapace di dominare la realtà, più che dominatore fupassiva espressione della realtà che si pretende abbia dominato. Pertanto, c’è poco da stupirsi se Berlusconi da un taglio demagogico e populista affermando che, “nulla potrà staccarlo dal compito affidatole dagli elettori “. Nel farlo Berlusconi è se stesso, il “Valentino”. Da padre padrone del centrodestra sceglie, non da oggi, di parlare "alla pancia degli italiani, quella passiva espressione della realtà ". Dopo di me, il diluvio, disse il re di Francia Luigi XV. Senza di me, miseria, terrore e morte’’ dice oggi Berlusconi. Dislocando, ancora una volta, “la sua paura giudiziaria” con i teoremi delle libertà e sicurezza, nonché uomo della provvidenza, istigando il popolo italiano a mistificare. La paura di Berlusconi e del suo futuro politico consiste nel dare corpo alle ombre, e lasciare tutto così com’è. E’ la regola del potente, attento e timoroso che i sudditi un giorno possano essere tentati, in caso di un suo “esilio”, dalle promesse di un altro pretendente. In caso di eventuale condanna nei processi a suo carico, Silvio Berlusconi non si dimetterà da presidente del Consiglio. Lo dice lo stesso premier a Bruno Vespa per il suo libro "Donne di cuori". In caso di condanna, sostiene il premier, "sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto". Dunque non si dimetterà. Resterà abbarbicato al suo posto che gli ha dato il "popolo sovrano" che lo ha nominato, e siccome è il popolo che fa le leggi attraverso i suoi rappresentanti, avendo ricevuto dal popolo questa sovranità, lui è al di sopra delle leggi. “Pregiudicato o no”! Nell’ipotesi in cui Berlusconi fosse condannato all’interdizione dai pubblici uffici, egli decadrebbe automaticamente dalla carica (senza bisogno di dimissioni). Cosa farebbe in quel caso? Nel finale del Caimano un Premier condannato incitava la folla a ribellarsi ai giudici, lasciandosi alle spalle disordini che preannunciavano l’inizio di una rivolta. Nella realtà, egli potrebbe essere tentato di fare anche di peggio. Potrebbe pensare di guidare quella rivolta, con atti e comportamenti palesemente eversivi? Userà tutti i dossier segreti che Digos e spioni d’ogni genere forniscono al suo “Giornale”? E allora, come Sansone, piuttosto che mollare muori col “nemico”.

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