Balle nucleari

par Massimo Famularo
giovedì 3 dicembre 2009

Carlo Rubbia ci chiarisce come il Solare Termodinamico sia una seria alternativa al Nucleare.

In molti, sentendo riparlare di nucleare in Italia, hanno avuto il sospetto che si trattasse di un progetto anacronistico, oltre che di difficile implementazione pratica e dubbia convenienza. Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, in un’intervista al quotidiano Repubblica, ha fornito un’autorevole conferma a questa tesi.

Ai nostri politici sarebbe bastato andare al cinema a vedere film come «Biutiful cauntri» oppure «Gomorra» per capire dove vanno a finire i rifiuti tossici nel nostro Paese. Si può seriamente pensare di costruire centrali che producono scorie radioattive in Italia? Se poi in un Paese normale ci vogliono 8 o 10 anni per costruire una centrale nucleare, quanto può volerci da noi, dove abbiamo assistito, e in parte ancora assistiamo, alle storie senza fine dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e delle linee ferroviarie ad alta velocità?
 
Il Premio Nobel pone poche domande semplici: «Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi?»

Come da consolidata tradizione italiana le risposte possiamo aspettarci che soffino nel vento. Ma esiste una seria alternativa al nucleare? Sì, si chiama Solare Termodinamico ed è stata ideata dallo stesso Rubbia, quando era Presidente dell’Enea. In parole semplici l’energia solare non viene usata per produrre direttamente energia elettrica, come nei sistemi fotovoltaici, ma viene concentrata per riscaldare una soluzione di sali fusi a temperature di oltre 600 gradi centigradi. In questo modo l’energia viene accumulata e può essere rilasciata gradualmente anche quando è notte oppure ci sono nuvole. Semplice ed efficace, due aggettivi a cui il nostro Paese sembra allergico.
 
C’è da sperare che il progetto delle centrali faccia la fine del ponte sullo stretto di Messina.
 

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