Annozero: tanto di cappello

par Virginia Visani
sabato 28 febbraio 2009

La puntata di giovedì 26 febbraio, del settimanale televisivo di Michele Santoro è stata una delle più difficili da condurre. Ma è stata anche una delle migliori. Anzi, per tanti versi la migliore.
In primo luogo per l’equidistanza del giornalista dall’argomento quanto mai ostico: l’Economia. 

Poi per lo svolgimento della puntata in perfetto stile giornalistico: la copertina, animata dalla protesta degli operai della Fiat di Pomigliano d’Arco che minaccia la chiusura e la delocalizzazione; l’inchiesta che parte da una lunga intervista al Ministro Tremonti, contrapposta alle analisi del sindacalista, illustrata dalla trasferta da parte di un operaio di Pomigliano in una fabbrica della Fiat in Polonia; un’incursione nella fabbrica di indumenti intimi La Perla, costretta in questi giorni a chiudere; la presenza di una piccola imprenditrice titolare delle Edizioni Ugo Mursia e infine la partecipazione di Enrico Mentana, chiamato in causa, sia pure indirettamente, per l’informazione e le sue regole spesso enfatizzanti la crisi e quindi generando sfiducia nei mercati.

Un quadro completo, un piccolo cast, per contrapporre due tesi forse inconcilianti tra loro, ma comunque appassionanti per chi voglia riflettere sul maggiore risvolto attuale della crisi economia e finanziaria.
Le due tesi contrapposte.

Tremonti: chiama in causa uno spauracchio da lui stesso già paventato nel 2003 con l’avvento della globalizzazione, dovuto principalmente all’ingresso della Cina nel WTO (World Trade Organization). Assicura che in Italia la crisi è molto meno grave che negli altri Paesi perché le Banche sono solide e l’aiuto che il Governo concede loro per far fronte alla mancanza di liquidità sono i Bond, obbligazioni che gli istituti finanziari pagheranno allo Stato con tassi piuttosto elevati e con l’obbligo di aiutare le piccole e le medie imprese e le famiglie in difficoltà.

 
Il sindacalista: contesta il mancato intervento statale per la difesa del prodotto italiano e impedire la delocalizzazione. L’auto Fiat prodotta in Polonia costa 40 Euro e il salario dell’operaio polacco è circa 400 Euro, la metà dello stipendio in cassa integrazione del lavoratore di Pomigliano. Ma questo, osserva Tremonti, significherebbe in termini di mercato “protezionismo” ed è ciò che si vuole evitare.
C’è una soluzione che eviti il collasso economico e sociale del Paese Italia?
Per ora, sembrano non esistere ricette magiche.
 
Ma il grande merito di una trasmissione come quella di giovedì sera è di aver sollevato un tema e averlo reso chiaro e accessibile ad un grandissimo numero di telespettatori.
 
Se ne discuterà a lungo, penso, ed ognuno se ne farà la propria ragione.
 

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