All’Aja, la Romania appoggerĂ  la Serbia contro l’indipendenza del Kossovo

par Sergio Bagnoli
sabato 5 settembre 2009

La dichiarazione era nell’aria ma il Presidente romeno ha tenuto a sottolineare come, senza l’assenso serbo, il suo paese continuerà a porre il veto contro Pristina presso l’Unione europea.
Ora che la causa è incardinata presso il Tribunale internazionale dell’Aja e che il governo serbo, rivestendo la qualifica di attore, finalmente dopo più di un decennio si è deciso a riconoscere l’autorità delle istituzioni internazionali nella composizione delle innumerevoli diatribe che ancora dividono le genti dei Balcani occidentali, la Romania ha deciso di intervenire al fianco di Belgrado nella disputa giuridica che potrebbe far dichiarare nulla la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kossovo del febbraio 2008. La notizia l’ha data il Presidente della Repubblica romena Traian Basescu ed è stata confermata dalla radio- televisione serba.

“Il Kossovo è per noi una provincia serba e tale continuerà a rimanere almeno fino a quando la Corte internazionale dell’Aja non ci convincerà del contrario. Allora ci piegheremo alla primazia del diritto adeguandoci. Sino ad allora però in Europa, la Romania è membro dell’Unione europea sin dal primo gennaio 2007, continueremo ad esercitare il nostro diritto di veto affinché l’Unione europea non possa riconoscere la sovranità albanese su questo pezzo di Serbia” con queste dure e sbrigative parole Traian Basescu ha liquidato la questione non concedendosi oltre. Il ministro degli esteri del governo di Bucarest, Cristian Diaconescu, si è immediatamente allineato sulle posizioni presidenziali. Non è da oggi che la Romania guarda al vicino paese ex- jugoslavo, con il quale storicamente vi è un rapporto di proficue relazioni, con simpatia specialmente dopo che, con l’avvento al potere del democratico e filo- occidentale Boris Tadic, Belgrado tenta di avvicinarsi all’Europa. Sono principalmente tre le ragioni che hanno spinto il capo della diplomazia del paese danubiano, la Romania è una repubblica semi-presidenziale e la politica estera del paese viene ispirata dal Presidente della Repubblica in persona, a schierarsi apertamente contro l’indipendenza unilaterale di Pristina anche di fronte alla Corte dell’Aja.

Innanzitutto il timore che, dopo la probabilissima ed imminente vittoria della destra nazionalista di Vicktor Orban, i cui fan in parte già parlano di ritornare alla “Grande Ungheria” di inizio novecento, alle elezioni legislative magiare del prossimo mese, certi assunti come l’autodeterminazione su base etnica e la legittimità delle dichiarazioni unilaterali d’indipendenza possano contagiare pure alcuni distretti della Transilvania, come Mures, Harghita o Covasna, abitati in maggioranza da genti di origine e lingua magiara; poi la fratellanza religiosa, i popoli sono entrambi cristiani di confessione ortodossa, che assimila serbi e romeni i quali vedono nel Kossovo una delle culle del cristianesimo balcanico da non cedere assolutamente alla giurisdizione dei musulmani albanesi ed infine un certo sospetto ed una certa diffidenza che nei palazzi del potere di Bucarest si avverte contro il progetto della “Grande Albania”, fattore considerato destabilizzante nella delicata politica degli equilibri della penisola. Se aggiungiamo pure che sia Basescu che gran parte dei romeni non hanno dimenticato le sprezzanti parole con cui i politici di Tirana ha accolto la notizia dell’ingresso di Bucarest nell’Unione europea (“Meritavamo di entrare prima noi, siamo più evoluti, non siamo un popolo di stirpe zingara”) ecco il panorama completo del perché Traian Basescu ed il governo Boc hanno ieri optato per una scelta che sicuramente creerà alla Romania più di un nemico. 

Leggi l'articolo completo e i commenti