Acqua e rivoluzioni nell’Italia delle privatizzazioni

par yaku
mercoledì 9 dicembre 2009

Acqua e rivoluzione. Un binomio potente. Che evoca vita, rinnovamento, speranza. E conflitto.

Il 10 dicembre a Trento, parte la serie di conferenze organizzate da Yaku, denominate "La Rivoluzione dell’acqua", per affrontare quello che sembra essere diventato un nodo significativo del nostro tempo, che equipara vita e profitto e all’ombra di ciò, sviluppa valori che paiono andare contro il senso stesso dell’esistenza.

 “La Rivoluzione dell’Acqua”, sarà giovedì 10 dicembre al teatro San Marco alle 20.30. Riunisce alcuni nomi significativi in Europa, in Italia, ed in America latina, per la difesa dell’acqua e della democrazia: sono il sindacalista boliviano Oscar Olivera, la scrittrice, docente ed attivista messicana Raquel Gutierrez, impegnata nella difesa dei diritti delle donne. Lo scrittore e politologo irlandese John Holloway, autore del libro – cult “ Cambiare il mondo senza prendere il potere”. E Padre Alex Zanotelli, il prete dell’acqua, come molti lo chiamano.

Organizzato dall’associazione trentina Yaku, che presenterà il libro edito da Carta, dal titolo, appunto “La Rivoluzione dell’Acqua – La Bolivia che ha cambiato il mondo”.

Oscar Olivera, sindacalista e “guerriero dell’acqua”, referente della “Coordinadora del Agua y la Vida” e protagonista della Guerra dell’Acqua di Cochabamba del 2000, per il suo impegno è stato insignito del Premio Goldman, il “nobel per l’ecologia”.

Oscar ha sempre lavorato in fabbrica. E’ diventato portavoce dei lavoratori. Quando nel ’99 la multinazionale statunitense Bechtel è arrivata nella sua terra, una regione povera a vocazione rurale, e si è appropriata della gestione dell’acqua grazie alla connivenza dell’allora governo Banzer, arrivando a vietare ai contadini di raccogliere l’acqua piovana, Oscar si è trovato naturalmente a guidare la protesta.

L’acqua aveva raggiunto costi insostenibili – con aumenti del 300 % – riducendo di fatto alla sete la gente. I lavoratori si unirono ai contadini, poi agli studenti e alla povera gente. Infine arrivarono i minatori del nord, i cocaleros (raccoglitori delle piante di coca) dell’est, gli indigeni degli altipiani. Una protesta enorme, che attorno all’acqua agglomerava difesa delle cultura, della dignità, dei diritti lavorativi, delle comunità originarie sfruttate da secoli.

Accanto ad Oscar c’era la giovane Raquel Gutierrez, già nell’esercito katarista, già imprigionata nelle carceri di La Paz per cinque anni senza processo per il suo attivismo politico. Assieme, Oscar e Raquel furono la voce della Guerra dell’Acqua di Cochabamba, la prima guerra combattuta per l’oro blu.

Quasi dieci anni fa questo conflitto così simbolico, alla fine vinto dai poveri contadini boliviani contro l’immensa potenza della multinazionale estera, aveva tolto il velo ad un sistema economico imbellettato ma inumano, che in nome del profitto credeva lecito tutto.

Da allora sono passati quasi dieci anni. E ci ritroviamo nell’Italia che privatizza l’acqua. Il governo italiano, attraverso voto di fiducia, ha approvato lo scorso 18 novembre il decreto legge Ronchi, il 135/09, che con l’articolo 15 cede ai privati la gestione dell’acqua italiana.

Il giorno dopo Padre Alex Zanotelli, esordisce con “Maledetti voi ricchi! Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua. Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano”. E’ lo stesso che gridavano i contadini di Cochabamba, gli indigeni delle Ande per i quali l’acqua è il sangue della terra, “El agua es vida!”, dicevano, mentre l’esercito gli sparava addosso.

L’incontro del 10 dicembre cercherà di disegnare un ponte fra la realtà di Cochabamba, che vinse la sua battaglia, attorno all’acqua costruì un laboratorio politico, un coordinamento trasversale fra le forze sociali boliviane che potessero di nuovo relazionarsi attorno alla gestione di un bene comune, e che oggi ha messo l’acqua diritto umano nella propria Costituzione, e l’Italia in un silenzio mortifero chiude i rubinetti pubblici.

Con John Holloway si esaminerà questo aspetto, cioè quello legato alle potenzialità di una gestione partecipata, e alla necessità di sviluppare un controllo sociale. Lui, che del suo libro più famoso scrive: “Questo libro è come un grido, parte di un coro di dissenso. E’ un invito a gridare, a parlare, a discutere: come possiamo cerare un mondo diverso, un mondo più umano?”.

Dopo Trento, saremo a Capannori (Lucca, il 12 dicembre), a Roma (14 e 15 dicembre), a Bari (il 17 dic.) , a Padova (il 19) e infine, a Belluno (il 20 dicembre)

 Per info: yaku.eu


 

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