95 miliardi di euro rimpatriati con lo scudo fiscale: cui prodest?

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mercoledì 30 dicembre 2009

Ho sentito qualcuno dire che "lo scudo fiscale è la più grande manovra economica di tutti i tempi" (Calderoli). Qualcun altro invece ha detto che "sono soldi che rientrano in circolo nel nostro Paese, per la difesa dei posti di lavoro esistenti e per la creazione di nuovi" (Bonaiuti).
 
Non mi sono sorpreso più di tanto, comunque, che nessuno abbia ricordato la prima azienda italiana, quella che quei 90 miliardi di euro li fattura all’anno: la mafia.
 
Per non parlare del truffone che venne a galla un paio di anni fa durante il governo Prodi, quello dei 98 miliardi di euro che sarebbero dovuti provenire dai videopoker, ed invece.
 
Fatto sta che per ora abbiamo 95 miliardi di euro in circolo, ma non nel nostro Paese, nelle nostre Banche. E non siamo tenuti a conoscere né di chi sono questi 95 miliardi, né da dove provengono, né in quali banche arrivano, né come arrivano, né perché arrivano.
 
L’esca del Tesoro, infatti, fu proprio l’anonimato.
 
Ma comunque per 95 miliardi di euro giunti nelle nostre Banche, 4,75 miliardi sono giunti in Italia, nelle casse dello Stato, e cioè il 5% dei 95.
 
Questa cosa del 5% mi ricorda un po’ quel buffo maggiordomo, o quello scaltro braccio destro (dipende dai punti di vista), interpretato da Nino Taranto nel film Totòtruffa ’62: per ogni truffa consumata dal mitico Totò prendeva un fisso del 5%. Il film finisce con Totò che riceve una fortuna, una ricca eredità dall’America, e dopo essersi accordato con il suocero commissario della figlia, decide di restituire tutti i soldi ai truffati.
 
Non potrò mai dimenticare le parole di Giulio Tremonti del 13 novembre 2008: "Se una banca fallisce, i banchieri vanno a casa o in galera".
 
Poi si inventò i Tremonti Bond, snobbati sia da Unicredit che da Intesa, per garantire credito ai clienti e alle imprese, non per aiutare le banche.
 
Insomma queste banche prima le ha invitate a fare dei sacrifici, poi le ha minacciate; poi prima ha cercato di aiutarle con i bond, ma non ci è riuscito, ed ora gli ha definitivamente regalato 90 miliardi di euro. E si è accontentato di un misero 5%!
 
Questa è la favola di Giulio Tremonti: nasce come il Robin Hood degli Incapienti , e finisce per essere il Nino Taranto delle Banche. Ma la cosa più tragicomica di tutto questo, è che se per esempio la Banca Centrale Europea un giorno redarguisse il Ministro dell’Economia, come fece il Commissario con l’incauto Totò nel celebre film, Giulio Tremonti non potrebbe restituire il suo 5% agli Italiani che hanno rimpatriato questi soldi dall’Estero, per un motivo ben preciso: non sa chi sono, dovrebbe chiederlo alle Banche.

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