Zero Day non è solo fiction: il pericolo cyber-attacco è reale
par Natale Salvo
mercoledì 30 aprile 2025
Un cyber-attacco che compromette la rete elettrica nazionale, causando caos e mettendo in luce le vulnerabilità delle infrastrutture critiche. Attorno a questa trama si sviluppa Zero Day, una miniserie thriller politico con Robert De Niro attualmente disponibile su Netflix.
Zero Day, al di là delle critiche divise sulla qualità della serie, offre uno sguardo inquietante sulle potenziali conseguenze di attacchi informatici su larga scala, sollevando interrogativi sulla sicurezza nazionale e sulla capacità di adattamento delle società contemporanee.
Insomma, il tema che affronta la serie è chiaro e fondamentale: da anni siamo sempre più abituati a confidare nella tecnologia, nell’informatica, nei servizi sviluppati sulla rete internet; ma siamo in grado di avere resilienza di fronte all’assenza di questi servizi?
In altre parole, un catastrofico guasto tecnico informatico, un sabotaggio interno, un attacco hacker su scala globale, una guerra digitale tra le superpotenze o un evento naturale estremo possono, dall’oggi al domani, stravolgere la nostra “comfort zone”, il nostro sistema di lavoro, studio, vita. In tal caso, andremmo nel panico o saremmo in grado di affrontarlo, resistere, reagire, riorganizzarci?
Gli orizzonti distopici disegnati da Zero Day sono lontani dall’essere irreali o irrealizzabili. La sempre maggiore concentrazione di aziende informatiche, di servizi digitali, di server nelle mani di pochi colossi – Google, Amazon, Meta, Apple, Microsoft, la famosa GAFAM – rende il problema assolutamente concreto e il rischio sempre più elevato.
Un mondo senza un “Piano B”
L’umanità ha vissuto per millenni senza internet. Eppure, in meno di trent’anni, la rete è diventata la colonna vertebrale della società moderna. La nostra vita quotidiana è completamente digitalizzata: lavoriamo online, paghiamo con lo smartphone, prenotiamo viaggi, monitoriamo la salute, persino gli ospedali dipendono da database connessi.
Oggi, senza internet, la nostra civiltà non potrebbe più funzionare. Eppure, non abbiamo un’alternativa funzionante. La vecchia rete telefonica è stata smantellata, le comunicazioni radio sono limitate a pochi settori, i pagamenti digitali hanno sostituito il contante, ma senza rete non si può comprare neanche il pane.
Le informazioni e la privacy in rete sono tutt’altro che sicure. Attacchi e interruzioni di servizi nei settori aerei, ferroviari, bancari o previdenziali sono ormai una realtà. Le interruzioni dei servizi di telefonia mobile e VoIP sono frequenti. Finora, a tali attacchi o errori si è sempre trovato un rimedio in pochi minuti o poche ore. Ma se il problema durasse giorni?
Se non funziona la nostra carta di credito, il nostro sportello ATM, la nostra mail, il nostro PC con sistema operativo MS-Windows, la nostra chat WhatsApp, il nostro abbonamento Netflix, il GPS del nostro smartphone, se non possiamo accedere ai nostri cloud aziendali o alle cartelle cliniche digitali, cosa faremmo per “sopravvivere”?
Zero day: Come possiamo prepararci?
Pensare a un piano di emergenza è ormai essenziale. Alcuni passi possibili:
- Mantenere sistemi di comunicazione alternativi, come reti radio locali e infrastrutture satellitari indipendenti.
- Non eliminare il contante: una società senza denaro fisico è più esposta a blocchi improvvisi.
- Stabilire protocolli di emergenza globali per garantire la continuità operativa in caso di blackout digitale.
- Creare protocolli di emergenza nazionali e internazionali per coordinare governi e istituzioni in caso di blackout.
- Migliorare la sicurezza dei siti web e delle applicazioni disponibili negli store digitali (Google Play, App Store etc).
Ma, soprattutto, Educare le persone alla sopravvivenza digitale, insegnando loro a funzionare senza internet. Per preparare le persone a funzionare anche in un mondo senza internet o con infrastrutture tecnologiche compromesse alcune strategie fondamentali possono essere:
- Tenere rubriche telefoniche cartacee con numeri di emergenza e contatti essenziali.
- Backup fisici di dati importanti: con Hard disk esterni o copie cartacee di informazioni essenziali (identità, conti bancari, etc.);
- Introdurre corsi di sopravvivenza digitale nelle scuole per insegnare ai giovani a vivere e lavorare anche offline.
- Simulazioni di blackout tecnologici: Esercizi pratici per testare la resilienza individuale e comunitaria.
Siamo liberi o schiavi della Rete internet?
Abbiamo costruito una tecnologia straordinaria, ma l’abbiamo resa l’unico punto d’appoggio della nostra società. Oggi, senza internet, il mondo intero collasserebbe in pochi giorni. E se è vero che il progresso tecnologico è inevitabile, è altrettanto vero che nessuna infrastruttura dovrebbe essere così fragile da poter crollare in un istante.
Forse è il momento di chiederci: abbiamo costruito un futuro più efficiente o una prigione dorata senza via di fuga?