Zehra DoÄan è a Torino il 28 ottobre. L’ evento si tiene al Polo del ‘900, giovedì 28 ottobre alle ore 18, su prenotazione (Via del Carmine, 14) e in diretta streaming sui canali FB e YouTube del Polo del ‘900 e degli istituti coinvolti (Museo diffuso della Resistenza; Istituto di studi storici Gaetano Salvemini e Fondazione Nocentini).
Il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, la Fondazione Vera Nocentini e l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini – con il supporto di Casa Gramsci e della Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci Torino – propongono un dialogo con l’artista e attivista curda Zehra DoÄan, a partire dalla sua esperienza di giornalista e attivista e prigioniera nelle carceri turche, nelle quali ha cominciato a usare l’arte come mezzo espressivo per conquistare diritti e libertà per individui e minoranze oppresse.
La Bottega dei Barbieri le dedica un ottimo articolo, completato dall'appuntamento prezioso con tutte le indicazioni.
Aggiungo un video in cui si spiega lei stessa, Zehra DoÄan, e la sua arte. E la sua biografia da wikipedia:
"Zehra DoÄan (Diyarbakır, 14 aprile 1989) è un'artista e giornalista curda con cittadinanza turca, nota per essere stata arrestata e condannata per aver pubblicato sui social media un suo dipinto in cui raffigura la distruzione di Nusaybin dopo gli scontri tra le forze di sicurezza e gli insorti curdi.Fondatrice e direttrice di Jinha, un'agenzia di stampa curda femminista con un personale tutto femminile, dal febbraio 2016 DoÄan ha vissuto a Nusaybin, una città turca al confine con la Siria. Il 21 luglio 2016 è stata arrestata in un bar a Nusaybin e incarcerata nella prigione di Diyarbakir. Il 2 marzo 2017 è stata assolta dall'accusa di "appartenenza a un'organizzazione illegale", ma è stata condannata a 2 anni, 9 mesi e 22 giorni di carcere per "propaganda terroristica" a causa delle notizie pubblicate e dei post sui social media tra cui anche un suo dipinto in cui raffigura la distruzione di Nusaybin. “Mi sono stati dati due anni e 10 mesi [di prigione] solo perché ho dipinto bandiere turche su edifici distrutti. Tuttavia, (il governo turco) ha causato questo. L'ho solo dipinto", ha scritto DoÄan su Twitter dopo la sentenza.La sua pubblicazione Jinha è stata chiusa il 29 ottobre 2016 dalle autorità turche, uno degli oltre 100 organi di stampa chiusi dopo il fallito colpo di stato militare nel luglio 2016. In prigione, lei e altre donne hanno creato il quotidiano Özgür Gündem Zindan (Free Agenda Dungeon), il cui nome è un'opera teatrale su Özgür Gündem (Free Agenda), una pubblicazione con sede a Istanbul che si rivolge al pubblico curdo.Dopo aver terminato la condanna, è stata rilasciata dalla prigione di Tarso il 24 febbraio 2019.Nel novembre 2017 un artista cinese dissidente, Ai Weiwei, ha pubblicato una lettera in cui esprimeva solidarietà nei riguardi della giornalista-artista incarcerata, facendo un parallelo tra la Cina e la Turchia nella repressione delle espressioni artistiche.Zehra DoÄan ha risposto dalla prigione: "L'arte è il miglior strumento per la lotta".L'artista di strada Banksy ha espresso più volte solidarietà nei confronti di DoÄan dedicandole anche un murale a New York."
Ma non c'è bisogno di stare dove cadono le bombe per essere in guerra, è sufficiente vivere in un paese con un regime autoritario per ritrovarsi nei panni del nemico, come ci insegna l'esperienza di Zehra Dogan giornalista e artista curda, finita dietro le sbarre per tre anni, solo per avere realizzato un dipinto che non è piaciuto al presidente turco Erdogan. (
Tiziana Ferrario)