Woodstock 5 Stelle: se mi voti sei un cretino!

par Davide3d
lunedì 27 settembre 2010

Woodstock: illusione o prospettiva?!

Chi ha la bontà di leggermi su AgoraVox o sul mio blog, sa che non ho mai risparmiato a Grillo critiche quando l'ho ritenuto necessario. Ma ciò che è accaduto nelle scorse ore ha qualcosa di "straordinario" per la chiarezza illuminante nel modo in cui mette in luce l'essenza del panorama politico italiano, ciò che esso è, rappresenta, od è -purtroppo- diventato.

Sono giorni, che sembrano secoli, nei quali dobbiamo sorbirci l'ultima frontiera del sistema berlusconiano: la resa dei conti, tutta interna, tutta giocata sulle spalle del paese che, a dispetto di retoriche affermazioni, ansima ed è oppresso da problemi irrisolti e figli di una classe dirigente indegna di questo nome.

L'intervista ad Annozero di Grillo
raggiunge con chiarezza e pacatezza, l'obiettivo di dichiarare i fondamenti di questo movimento 5 stelle alternativo a questo disgustoso panorama.
In questo discorso, che già sta sconvolgendo un po' di menti assuefatte allo standard politico, si dichiarano tre cose "inaudite":
1. Basta con la politica del nulla riempito con il vuoto
2. Basta con i leader: ciascuno sia leader di se stesso ("se sei così imbecille da credere al leader.. .. Non devi votare me, se voti me, sei un bambino stupido").
3. La politica deve diventare un servizio sociale; l'economia deve diventare sociale.


Ho discusso a lungo ed appassionatamente con amici del movimento, sul ruolo del leader, sulla sua funzione o necessità. Non ho dubbi sulla "necessità" specifica di un leader in politica; Grillo è un leader, fuori di ogni dubbio, ma offre, insieme al movimento, un concetto "rivoluzionario" di leadership applicata su cui è bene ragionare.

La storia ci porta a riflettere su queste figure; abbiamo leader positivi ed altri pericolosi: Gandhi, Luther King, Mussolini, Napoleone, Hitler. Non sono forse questi tutti leader? Gli storici si domandano se è il leader che produce le masse che lo seguono o sono le masse a generare il leader...

Fuori da riflessioni accademiche e cercando di essere razionali e pratici, la questione la porrei in questi termini: può una democrazia delegare indiscriminatamente ed acriticamente a qualcuno il proprio futuro? Può una democrazia reggere se i suoi cittadini non sanno essere, non vogliono essere, leader di se stessi? Cittadini consapevoli e non beceri e patetici sudditi?

Allora, forse, il concetto nuovo di leader (e leadership) prevede che esso sia una consapevolezza diffusa più che una personificazione in un individuo, dove le persone diventano catalizzatori ed amplificatori delle idee condivise e svolgono il ruolo di intermediari, sotto la vigilanza stretta di tutti gli altri, per rappresentare, in precisi contesti, quelle idee e quei sentimenti collettivi e dare loro corpo all'interno delle istituzioni e configurare le stesse in modo coerente a questi principi.

Quando Grillo dice "se voti me... sei un bambino cretino" rompe una tradizione millenaria che giustifica l'autocompiacimento del leader per la propria posizione e propone un passaggio da uno stato di subordinazione ideologica, alla fede di gruppo ed al leader che la rappresenta, ad una consapevolezza individuale del proprio ruolo, delle proprie responsabilità - singole e collettive - , del personale "potere" di scelta delle idee, in modo razionale e logico.

La sudditanza al leader, ci ha condotto ad attendere, perennemente, un Gesù Cristo Salvatore che ci mondi dai peccati e ci risolva tutti i problemi; se non lo fa, possiamo poi sempre crocifiggerlo.

Peccato che di Cristi in circolazione ce ne siano davvero pochi; in compenso ci sono molti farabutti che riempiono "il vuoto con il nulla", saziando la nostra pigrizia mentale di parole e concezioni illusorie, prive di immaginazione per il futuro, sempre ancorate in un eterno "presente", problematico quanto illusorio, nel quale distruggono risorse economiche ed intellettuali piegando ogni cosa a meschini e circoscritti interessi di bottega.

Domandiamoci allora se l'ipotesi di una politica immaginata come "servizio" sia davvero una illusione o non sia piuttosto la strada obbligata per riacquistare credibilità e costruire il futuro sulle idee e sul talento anziché sui ricatti e sulla prostituzione morale e materiale.

I 70.000 che sabato hanno calpestato il prato di Cesena, insieme al 1.600.000 contatti tv via web, pensano di sì; anzi ritengono, insieme a Beppe, che sia necessario ed urgente un cambiamento di rotta nelle scelte individuali e collettive. Questi giovani che si pongono domande sul sistema economico che subiscono, sui trasporti, sulla salute, sull'energia... sono oggi visibili nella loro limpida semplicità di cittadini che riflettono, bramano conoscenza, esigono risposte e vogliono essere protagonisti delle scelte.

A loro il mio più profondo abbraccio e il mio più che mai convinto sostegno.


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