Wikileaks una bolla di sapone? Ok, ma ora diteci che cosa avevate da nascondere

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lunedì 29 novembre 2010

Qual è il limite tra il fatto e la notizia. Il fatto e la notizia. Il fatto e la notizia. Sono giorni che oramai ci penso.

Ho la sensazione che quello che era stato annunciato come l'11 settembre per la Diplomazia, il Big Bang dell'Informazione o l'Apocalisse Internettiana, e cioè la rivelazione dei dispacci riservati delle ambasciate americane ad opera del sito WIkileaks, potrebbe rivelarsi come un'enorme nuvola di gossip, un bicchiere di chiacchiere piuttosto che una tempesta di notizie.

Oggi e nei giorni prossimi, non è e non sarà tanto importante cosa possa essere o rivelarsi il cosiddetto "Fenomeno Wikileaks": sarebbe più interessante ragionare sulle aspettative o sulle previsioni dei leader internazionali, prima che fossero pubblicati questi sedicenti dispacci segreti; più che quello che Wikileaks rivelerà in futuro, sarebbe necessario focalizzare l'attenzione su cosa si aveva, in realtà, da nascondere a Wikileaks.

Perché, parliamoci chiaro: almeno fino ad ora, sapere che alcuni diplomatici americani, e quindi nemmeno Obama o la Clinton in prima persona, possano aver giudicato un "incapace e vanitoso" Berlusconi, un "maschio dominante" Putin, un "paranoico" Karzay, un "ipocondriaco" Gheddafi, una "raramente creativa" Merkel o un "imperatore nudo" Sarkozy, non credo possa aggiungere o togliere più di tanto all'Agenda Internazionale.


Ma i preamboli degli establishment internazionali sulle rivelazioni del sito di Assange, sono stati così eccessivamente pregiudiziosi e paranoici che hanno finito per alimentare una curiosità-boomerang: ribadisco che sarebbe più curioso sapere cosa ci si aspettava di leggere, piuttosto che sapere ciò che si è letto fino ad ora.
 
La conclusione è che il limite tra il fatto e la notizia, di cui parlavo all'inizio, sia la trasparenza.

Non è il fatto che è direttamente proporzionale alla notizia, semmai è il contrario: maggiore è la trasparenza di un politico, la sua capacità di comunicare con i cittadini, il suo vivere quotidiano con disinvoltura, minore è la possibilità che tutto ciò che faccia o dica un politico sia una notizia, uno scoop, un chiacchiericcio trapelato dal rotto della cuffia.

Altro che Wikileaks: la verità è che forse fondamentalmente qui non si teme più né la diplomazia, né i giornali, né gli scoop, né l'informazione, né gli inciuci internazionali. La sensazione è che il vero nemico della politica (internazionale e non solo) sia diventato lo specchio, unica ed incontrovertibile fonte di fatti.

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