WikiLeaks: il fatto Davvero sconvolgente di cui nessuno parla

par Lio Giallini
venerdì 3 dicembre 2010

In una cosiddetta democrazia di tipo occidentale, i militari dovrebbero essere sottoposti al controllo della politica, non viceversa.

Prima o poi doveva succedere ed è successo. “Se qualcosa può andar male, lo farà” (prima Legge di Murphy – by Arthur Bloch). Del resto, il sito web WikiLeaks fondato dall’australiano Julian Assange nel 2006, si riprometteva esattamente di fare ciò che ha fatto: rendere pubblici dei documenti considerati privati o riservati o, addirittura, segreti.

Fino ad ora, poco o nulla è venuto alla luce.
 
Davvero c’è ancora qualcuno che si stupisce della incapacità di governare del nostro Presidente del Consiglio o della sua stanchezza fisica e mentale, durante il giorno?
 
Qualcuno si meraviglia forse delle divisioni all’interno del mondo arabo? Se non fossero in lotta fra loro, trecento milioni di arabi, avrebbero già chiuso la partita da un pezzo, con i sette milioni e mezzo di israeliani.
 
Qualcuno salta ancora sulla sedia, di fronte alle battute sarcastiche e per nulla divertenti di qualche membro della famiglia reale inglese?
 
Gli ambienti della politica e della diplomazia, a qualsiasi latitudine, vivono in mezzo al gossip. Si alimentano di pettegolezzi. Le aggiunte portate dalle rivelazioni di WikiLeaks, almeno fino ad ora, non produrranno gli effetti devastanti che molti sembrano presagire, nell’ambito dei rapporti diplomatici e politici, relativi ai paesi e ai personaggi coinvolti.
 
E` vero. E` ancora presto per dirlo. Steremo a vedere.
 
Nel frattempo, i media sembrano concentrati nel tentativo di dividere l’opinione pubblica fra sostenitori e oppositori del “villano” di turno, il signor Assange appunto, ora perfino ricercato dall’Interpol in 188 paesi, con red notice internazionale, spiccato per l’accusa di stupro, dalle autorità svedesi.
 
Che sia una vendetta dei servizi segreti americani?
 
O davvero questo Julian Assange è uno stupratore, uno colpito da multiple personality disorder? E` un imprenditore lungimirante oppure si tratta di un terrorista internazionale, da paragonare ai loschi figuri che prediligono indossare un abbigliamento esplosivo e che non si prendono mai cura nemmeno della propria barba?
 
Il dibattito è aperto e non si parla d’altro. Il caso è appena scoppiato e la televisione e i giornali hanno già raggiunto l’obiettivo più importante: distrarre il pubblico, dal vero scandalo.
 
Nelle democrazie cosiddette di tipo occidentale, il primato spetta alla politica, non alle gerarchie militari. Sono le autorità civili che, dopo essere state elette, su mandato del popolo sovrano, dovrebbero esercitare le attività di comando, coordinamento e controllo, sopra le autorità militari. Non viceversa.
 
Negli Stati Uniti d’America questo concetto è stato forse ribaltato?
 
Le indagini sono appena iniziate ma Bradley E. Manning è già stato arrestato, in quanto sospettato di essere la fonte che ha caricato illegalmente quei 250.000 “diplomatic cables” e li ha distribuiti in rete.
 
Dove sta lo scandalo? Non certo nei download illegali di questo insignificante Pfc. B. E. Manning. Altrimenti torneremmo al tempo in cui cercavano di convincerci che, le torture di Abu Ghraib erano determinate e dirette da un sergente, mentre il vero comando della prigione era in mano a un generale.
 
Il vero scandalo, di cui nessuno parla, sta nel fatto che i militari americani possano entrare in possesso di comunicazioni che i politici e i diplomatici si scambiano quotidianamente, in giro per il mondo.
 
E vorrebbero spacciare tale assurdità come metodo per aumentare la sicurezza nazionale? Un semplice modo per acquisire informazioni? Una normale procedura di intelligence?
 
Dubbi e domande si accavallano a ripetizione.
 
Ad esempio, durante le elezioni politiche di governatori, parlamentari, senatori e del presidente degli Stati Uniti, quale ruolo giocano i vertici militari e le informazioni di cui entrano in possesso, in quel modo?
 
E` possibile che, per via di tale “metodo”, un qualsiasi colonnello o generale del Pentagono (e sono migliaia) sia nella posizione di esercitare, in qualche maniera, enormi pressioni, verso diplomatici e politici, sparsi in giro per il mondo?
 
E` possibile che i vertici delle gerarchie militari americane siano in grado di condizionare la politica interna ed internazionale con “azioni” che dovrebbero restare ad esclusivo appannaggio della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e del Congresso degli Stati Uniti?
 
Naturalmente, non abbiamo prove di tutto ciò. Stiamo facendo solo delle banali congetture, delle inutili illazioni
 
E tuttavia, il forte istinto di avere un qualche motivo di perplessità e qualche sospetto, ci arriva dall’uso di un po’ di logica e da un minimo di conoscenza delle procedure militari.
 
Nell’ambito delle U.S. Army, questo ragazzo, Bradley E. Manning, di circa 23 anni di età, è un ex “Specialist”, degradato a “Private First Class”.
 
Come “rank”, come grado militare, se paragonato con la struttura gerarchica dell’Esercito Italiano, si tratta di un Caporal Maggiore che, in campo tecnico, ha uno specifico incarico. Non è neanche Sottufficiale. Ossia, si tratta di qualcuno ai più bassi livelli della gerarchia militare americana.
 
Ebbene, tale pratica, in cui i militari sono posti al di sopra delle autorità politiche e diplomatiche, è diventata talmente diffusa, talmente ordinaria negli Stati Uniti, che anche un semplice graduato, sperduto in mezzo al deserto dell’Iraq, può avere l’accesso, può leggere, può prendere appunti e, come in questo caso, può addirittura fare il download, di messaggi scritti da ambasciatori, re, presidenti e altre notabili personalita` di vario genere e livello.
 
Possiamo solo vagamente immaginare quale potere sia conferito ad un colonnello o ad un generale delle Forze Armate statunitensi, in tale delicato ambito.
 
E` questa organizzazione militarizzata fino al ridicolo, è questo concetto di sicurezza nazionale, al di sopra e al di fuori della politica, che dovrebbe terrorizzarci.
 
E` la degenerazione della macchina bellica americana che dovrebbe davvero farci paura. Quell'incredibile mix in cui, oramai, "Intelligence" e "Military Intelligence" si mescolano e si confondono fino ad un punto di non ritorno. Fino a non poterle più distinguere fra loro.
 
La semplice fuga di notizie è poca cosa, se confrontata con il metodo di acquisizione delle stesse. Di questo si dovrebbe parlare, ad oltranza. Il resto è solo fumo negli occhi.

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