Votare turandosi il naso, come sempre, e tappandosi le orecchie e chiudendo gli occhi

par Daniel di Schuler
venerdì 13 maggio 2011

"Mi dovrò turare il naso per farlo, ma, indipendentemente da quel che possono decidere di fare il partito o il politico che, in quel momento, mi dispiacciono meno, voterò sempre e solo la coalizione che ha maggiori probabilità di successo nell’opporsi al berluscon-leghismo".

Quando Berlusconi sarà storia e i berlusconiani saranno tutti tornati al pianeta da cui provengono, come già accaduto ai fascisti e, con un certo mio dispiacere visto quel che è venuto dopo, ai democristiani, inizierò a pensare a come fare quel poco che posso per oppormi a quella che sarà la forse-sinistra di governo.

Quando il nord sarà guarito dall’influenza leghista e i successi elettorali dei nazisti nostrani saranno diventati un lontano ricordo, una curiosità da almanacco come gli scudetti della Pro Vercelli e del Casale, cercherò di fare del mio meglio (scriverò dei pipponi, che altro volete che faccia) per contribuire alla creazione di un partito liberale come piacerebbe a me.

Fino ad allora ritengo che ogni energia vada spesa per contrastare la pseudo-destra nazi-peronista, coagulo d’interessi localisti e mafiosi (comunque anti costituzionali e, in ogni caso, anti-italiani) che sta facendo del mio paese un’anacronistica Repubblica delle Banane.

Mi dovrò turare il naso per farlo, ma, indipendentemente da quel che possono decidere di fare il partito o il politico che, in quel momento, mi dispiacciono meno, voterò sempre e solo la coalizione che ha maggiori probabilità di successo nell’opporsi al berluscon-leghismo.

Auspico che, per fermare la deriva della nostra democrazia, tutti si comportino come me; che dimentichino i difetti (e ve ne sono molti e di gravissimi) del PD e dei suoi dirigenti per votare, ad ogni modo, le alleanze che si costruiranno attorno al più grande partito della forse-sinistra.

Capisco perfettamente cosa sia il PD e, soprattutto, cosa siano i suoi dirigenti; so benissimo che anche loro rappresentano, come i loro colleghi del PdL, un male per la nostra democrazia.

Capisco anche, però, che non rappresentano un male incurabile; che se Berlusconi e Bossi sono un cancro, i dirigenti piddini sono solo un’appendicite o, meglio ancora, un’ulcera: un male con cui si può convivere per lungo tempo e da cui ci si può curare con relativa facilità.

Che prima o poi ci si debba curare, però, deve restare ben chiaro, soprattutto ai militanti di quel partito che, nei loro sogni e aspirazioni, di quegli stessi dirigenti sono le prime vittime.

Non parlo solo della risibile qualità di tanti dei capi e capetti del PD, politicanti da sempre abbarbicati a incarichi e poltrone come cozze agli scogli, ma della completa incapacità, anche di questo partito, di trattare gli italiani, piddini e no, come adulti cittadini di una moderna democrazia.

Al populismo berlusconiano il PD sta opponendo un populismo del tutto analogo (in questo Renzi è, semplicemente, un po’ più avanti del resto del partito) mentre nessuno ha il coraggio di guardare in faccia gli italiani e dir loro come stiano, davvero, le cose.

La discussione sulla patrimoniale è un esempio perfetto di questo andazzo.

Chiunque abbia due neuroni ancora vivi dovrebbe aver capito, ormai, che rincorrendo il debito, come stiamo facendo, lasciandolo crescere come ha fatto questo governo, ci ritroviamo a pagare ogni anno cifre più elevate d’interessi. Che per recuperare questi denari sono necessarie, ogni anno, politiche fiscali sempre più asfissianti. Che con simili politiche, e la contrazione dei consumi che determinano inevitabilmente, il Paese non ha nessuna possibilità di crescere. Che poiché nessuno ha avuto il coraggio di tassare le rendite finanziarie in modo equo e, ancora meno, di introdurre una tassa sui grandi patrimoni, saranno necessarie (annunciate dalla Corte dei Conti, non da un blogger di sinistra) manovre da 40, 50 o 60 miliardi nel prossimo biennio. Detto altrimenti, che per non voler provvedere per tempo a trovare là dove ci sono, nelle tasche degli italiani ricchi, i denari per ridurre il debito e stimolare la crescita (sono soldi levati alla tesaurizzazione, non al consumo, quelli che drena una tassa sui grandi patrimoni) ogni famiglia italiana, ricca o povera che sia, nei prossimi anni dovrà tirarsi fuori di tasca 3 o 4 mila euro in più solo per mantenere il paese in linea di galleggiamento. E poi? Tra quattro o cinque anni? Una bella manovra da 80 o 100 miliardi? Sempre senza metter le mani nelle tasche degli italiani, beninteso.

E poi? Da 200 miliardi? E dopo? Da tutto quel che c’è?

Quel che ci sarebbe da fare è chiarissimo, ma i dirigenti del PD che dicono? Garantiscono che a tassare le rendite e i capitali non ci pensano neppure. Le mani nelle tasche degli italiani, insomma, non le metteranno neppure loro. Ci manca solo un bel “gnocca per tutti” e i vertici del pensiero berlusconian-leghista sono riaggiunti.

Il Paese non cresce da vent’anni e, nelle ottimistiche previsioni del governo, non crescerà neppure nel prossimo futuro: sarebbe dovere di qualunque opposizione proporre qualcosa per uscire da questo stallo che è il sicuro preludio ad un crollo.

Invece nulla, nada, nothing: si ripetono, più o meno, le vuote promesse berlusconiane; ci si ripromette di gestire un po’ meglio, in modo più indolore, la decadenza.

Io credo che gli italiani capirebbero benissimo una politica di rilancio economico, che pure non potrà essere indolore (non può, perlomeno, esserlo per tutti), se a proporgliela fosse una classe politica che desse, per prima, il buon esempio.

Ci sono alcune cosette che l’opposizione potrebbe (e se volesse segnalare la propria diversità dovrebbe) fare.

Proporre il dimezzamento degli stipendi della politica (da quello dei parlamentari a quello dei consiglieri comunali) per iniziare, perché è assurdo che il più beota dei nostri parlamentari, o un qualunque parlamentare regionale siciliano, guadagni quanto Obama .

Esigere la vendita o la rottamazione di tutte le auto blu, tranne una decina o giù di lì, ed il trasferimento dei loro autisti ad altri incarichi: se Giovanni e Antonio vogliono guidare il Paese, per certo non avranno problemi a guidare la propria automobile.

Chiedere la soppressione delle scorte se non, ovviamente, per quelli che per la natura del proprio incarico possono davvero essere a rischio (il presdidente della repubblica, il presidente del consiglio, i giudici impegnati dei processi di mafia e pochi altri) e di tutti i privilegi concessi ai parlamentari.

Non sono provvedimenti populisti, questi, si badi bene; sono quello che chiunque ami la nostra democrazia dovrebbe, specie se si dice di sinistra, sentirsi in dovere di fare.

In un momento in cui tutti si riempiono la bocca con la parola popolo, che in politica non dovrebbe neppure essere usata, sarebbero il segnale concreto che siamo davvero tutti uguali, tutti cittadini, sotto il cielo delle Repubblica.

Il segnale che gli italiani, sacrificandosi tutti assieme, ce la possono fare.

Poi penso ai coniugi Fassino e ai loro 25 o 26 mila euro mensili e, fuori dal PD, a Niki Vendola e ai suoi consiglieri regionali che, poco fa, si sono aumentati la pensione: campa cavallo.


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