Vorrei dire il mio pensiero ma purtroppo ho paura di essere querelato

par Pompeo Maritati
martedì 21 settembre 2010

Cosa ci sta succedendo se oggi un cittadinio ha timore di esprimere un proprio parere sulla politica?

Reduce da una passeggiata su alcuni profili di Facebook, riporto una frase letta che mi ha lasciato un po’ perplesso. In una discussione sull’applicazione della legge 482 in materia di tutela delle minoranze linguistiche, qualcuno ha scritto: “vorrei dire il mio pensiero apertamente ma purtroppo evito di farlo per paura di essere querelato, in quanto oggi esprimere del dissenso o ritenere che alcune cose si sarebbero potute fare meglio si rischia di essere querelati”. Una frase buttata lì in mezzo a milioni di messaggi, a volte di grande squallore morale mi ha lasciato pensieroso. Perché una persona oggi ha paura di esprimere che qualcosa secondo lui non va bene, se è riferita a cariche pubbliche istituzionali? Il messaggio è stato scritto in perfetto italiano, e non si denota squilibrio mentale o altri turbamenti psicologici. E allora perché questo signore, questo cittadino è così preoccupato di essere querelato? Non ha usato il turpiloquio, non sembra dai suoi precedenti messaggi una persona dedita alla critica distruttiva o un ignorante. Ha però manifestato una paura nell’esercizio di un suo diritto civile. Questo mi preoccupa. Questo mi lascia perplesso aprendo in me una disamina della problematica che riveste una vitale importanza per la sopravvivenza della libera circolazione del proprio pensiero. Cosa sta succedendo? Perché la gente inizia ad avere paura ad esprimere il proprio pensiero? 

In televisione se le cantano di santa ragione, la bestemmia e la denigrazione più squallida è di casa, allora perché questo cittadino ha paura? Ha paura di doversi difendere da una sua eventuale opinione negativa sul comportamento o meglio sull’attuazione di una legge. Se questo può essere non tenuto nella debita evidenza ed attenzione penso che veramente stiamo scivolando verso un futuro denso di nebbie. Forse questo signore ha già avuto una esperienza negativa in merito, oppure si riferisce alle ormai facili querele con cui i politici, ritenutisi offesi perché toccati nelle loro inefficienze usano fere ricorso, tanto possono permettersi uno stuolo di legali che il povero cittadino non sarebbe in grado di poterne disporre. Se così fosse penso che cominciando dalle più alte cariche dello stato per arrivare alle sfere più basse della politica, dovrebbero cominciare a fare chiarezza, a capire perché il distacco tra politica e realtà quotidiana si sta sempre più evidenziando. Ritengo che la distanza tra i due comparti sia diventata già preoccupante, avendo i primi creato una sorta di “Casta” intoccabile ed onnipotente. La politica di quest’ultimi anni sembra aver ripercorso all’indietro alcuni secoli di storia, per riportarci prepotentemente nel periodo medievale dove o si appartiene a quel gruppo detentore del potere assoluto, oppure si è completamente tagliati fuori dai diritti più elementari. La concentrazione del potere nelle mani di pochissimi soggetti, come appunto sta avvenendo in Italia sta deteriorando e sgretolando la coesione sociale. Quello che di più orrendo sta succedendo è che la gente sta perdendo la fiducia verso il domani in quanto la capacità, la laboriosità, la caparbietà di voler fare bene il proprio dovere non è più elemento caratterizzante la capacità di un individuo. Oggi lo spazio è dato agli opportunisti che hanno solo il pregio di essere vicini a coloro che hanno il potere decisionale.


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