Vivere in una "quasi distopia"

par Angelo Cerciello
sabato 22 settembre 2012

 

Con il termine “distopia” riferito ad una società, ad una realtà, si intende una società totalmente “sgradevole” e “insostenibile”. Il termine rappresenta l'esatto contrario del temine “utopia” e viene usato per riferirsi a società “fittizie” presenti in alcuni romanzi o film come ad esempio “1984” di Orwell. Vengono distinti due tipi di distopia: quella “totalitaristica” e quella “post-apocalittica”, entrambe con le loro caratteristiche peculiari.

Riferendoci solo alla distopia “totalitaristica” vediamo che:

  1. C'è una società gerarchica con classi rigide e invalicabili.

  2. La propaganda del regime spinge la popolazione a credere che lo stile di vita propagandato dal regime sia l'unico possibile e praticabile.

  3. Il dissenso e la libertà individuale sono valori negativi.

  4. La polizia segreta è impegnata nella sorveglianza dei cittadini.

  5. Non c'è spazio per anti-conformismo e azioni sovversive.

  6. C'è il culto della personalità di alcuni leader carismatici.

Queste ed altre caratteristiche ancora sono riscontrabili nella distopia totalitaristica.

Ora, sarebbe interessante notare che nella società contemporanea neoliberista e possiamo riscontrare le suddette caratteristiche elencate anche se in quantità minore, non in modo insopportabile e indesiderabile come nel caso di una distopia da romanzo di fantapolitica.

La società contemporanea, un totalitarismo “perfetto” e “sopportabile” per la maggior parte della popolazione non è molto lontano da “1984” di Orwell o “Il tallone di ferro” di Jack London.

La “quasi distopia” in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili, dove sacrificando gran parte della nostra libertà otteniamo in cambio efficienza, tecnologia, innovazione e sviluppo. 


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