Violenza politica, terrorismi e guerre mediatiche
par Damiano Mazzotti
martedì 7 dicembre 2010
Alessandro Ceci è uno studioso eclettico che ha pubblicato un saggio molto agile e significativo sul âpotereâ mediatico della violenza: âTerra, Terrore, Terrorismo. La violenza politica nella società dellâinformazioneâ (www.ibiskoseditricerisolo.it, 2010).
âSenza immaginazione, la gente muoreâ. (Jean Monnet, padre operativo dellâEuropa)
âSi cerca una ragione terroristica nella tradizione antica della religione islamica e si dimentica totalmente che il terrorismo è un fenomeno della modernità â. (Alessandro Ceci)
Ceci ha insegnato e insegna in varie Università: La Sapienza, L’Aquila, Roma Tre, Belgrado. In questa pubblicazione ci rivela la realtà di un mondo in cui tutti i terroristi sono fondamentalisti: “Che lo siano dell’Islam, del Cattolicesimo o del marxismo, non è che cambi molto. Cercano sempre di giustificare con un’interpretazione ortodossa la loro azione politica di terrore” che mira alla gestione monopolista del potere. Per quanto riguarda i terroristi islamici è necessario specificare che essi hanno dimenticato il significato originario della parola Islam, che “significa sottomissione, nel senso di deporre le armi e porre fine allo stato di guerra e chiudere l’epoca in cui il centro religioso islamico finisce di essere prigioniero del caos, dello stato di guerra permanente” derivante dal politeismo e da differenti regole tribali.
Inoltre bisogna considerare che il primo fenomeno terroristico moderno nasce da “un governo, retto da poco più di un anno, durante la Rivoluzione Francese, dal 31 maggio 1793, quando i girotondini iniziarono a governare con il terrore fino al 27 luglio 1794, finché Maximilien Robespierre perse letteralmente la testa… i secondi furono i membri di un altro governo, di segno opposto e di opposto significato, ma d’identico stile, del cosiddetto “Terrore Bianco”, nel 1815. I terroristi erano prima Ministri, poi Servizi del potere in Segreto, che volevano “governare con il ferro coloro che non si possono governare con la giustizia” (p. 27).
Oggigiorno esistono terroristi marxisti, razzisti, anarco-insurrezionalisti e islamici. E poi ci sono gli ecoterroristi e i terroristi “occasionali e atipici”. Dopotutto il terrorismo è una lotta senza regole che mira ad ottenere una particolare forma di potere: “il potere degli eventi. Pertanto, il terrorismo sfugge a ogni codificazione giuridica. Nessuna definizione ci basta” (p. 25).
Quindi “il terrorismo non è un’arma, ma una metodologia di comportamento e, nella società contemporanea, di comportamento-comunicazione”. In ogni caso, quando gli individui ed eventuali cellule istituzionali a cui appartengono utilizzano dei metodi violenti diventano dei terroristi. Infatti “il terrorismo è un contropotere sovversivo, non soltanto una contestazione militare e militante, ma il governo nero, oscuro e negativo, dei fenomeni politici; opposto, contrapposto, funzionale, parallelo o complementare al governo istituzionale e anche nel governo istituzionale” (p. 28).
D’altra parte la violenza politica non è irrazionale ma “è il prodotto della razionalità umana e dell’insostituibile volontà di tenere a proprio vantaggio il più ampio potere possibile… è una mania, una tattica e una strategia di asservimento della maggioranza degli uomini a una minoranza che detiene il potere per stare più comodo” (p 148). Così ogni vero potere ha la facoltà di vedere, di sentire, di interpretare, di dire e di fare ciò che vuole. Perciò finché la forza bruta e l’abuso di potere di pochi governanti verranno accettati dai numerosi funzionari delle istituzioni nazionali e internazionali, e dai cittadini, la giustizia non sarà di questo mondo. Questa è forse la principale lezione che dobbiamo trarre dalle attività della fondazione internazionale Wikileaks.
È solo l’educazione morale e cognitiva che ci permette di vedere, prevedere e provvedere. È solo l’intelligenza che ci permette di trovare il modo giusto di reagire nei confronti dei prepotenti, degli intolleranti e dei violenti. Ad esempio bisogna essere intolleranti con gli intolleranti, poiché la nostra dogmatica “devozione all’idea di tolleranza rischia di distruggere la libertà – e con essa la tolleranza” (Karl R. Popper, Saggi sulla tolleranza, 1990). Lasciare troppo spazio ai fondamentalisti e agli intolleranti è un errore pratico che conduce alla scomparsa degli spazi vitali delle comunità.
Comunque Jean Piaget affermò che “L’intelligenza organizza il mondo organizzando se stessa” e la vera “Intelligence” consiste oggi nel “costruire nuovi livelli di organizzazione sociale, per organizzare la capacità di “inter-legere” le cose, di leggere dentro gli eventi politici, per ottenere maggiore conoscenza, maggiore intelligenza che cambia il mondo: questa è la nuova sfida della politica… Altrimenti è controllo, ispezione, l’occhio freddo della telecamera che incamera ma non comprende; guarda, ma non vede” (p. 67). E bisogna sempre tenere presente che la demenza è “rara nei singoli, regola nei gruppi, nei partiti, nelle epoche” (Nietzsche), ma che la spinta verso una sempre maggiore eguaglianza tra gli uomini è irresistibile (Tocqueville).
Purtroppo l’etica non è ancora riuscita a crescere di pari passo con le conoscenze scientifiche e le nuove tecnologie. Probabilmente “il Cattolicesimo ha definitivamente perso la sua violenta guerra contro la conoscenza individuale e il progresso della scienza. L’islamismo ci prova ancora”. E senza una nuova etica interreligiosa gli esseri umani sono destinati ad affogare nelle loro pulsioni animali e nei loro pregiudizi tribali, sociali e culturali. La violenza oggi appare naturale, ma finirà quando gli uomini disimpareranno l’innaturale trasmissione e condivisione dell’odio, e impareranno l’arte soprannaturale della trasmissione e della condivisione dell’amore dalle donne.
Altrimenti ci sarà l’Ultima Guerra Mondiale…
Infine concludo con un magnifico aneddoto relativo alla vita di Bertrand Russell. Alla fine di una lezione una giornalista gli chiese “se fosse stato disponibile a morire per le proprie bellissime idee. Il professore rispose di no con decisione e fermezza. La stupida e stupita intervistatrice chiese, perché, perché no. “Perché potrebbero essere sbagliate”, rispose sereno Russell” (p. 22).
Nota – Vi lascio i riferimenti di alcuni centri studi che si occupano di guerra e di pace: www.studiperlapace.it, www.ceasonline.com, www.ict.org, www.ifimes.org.