Villaggio, nessuna offesa ai sardi

par giovanni giannone
mercoledì 11 gennaio 2012

Non mi associo al coro di indignazioni per la frase che Paolo Villaggio ha pronunciato negli studi di "Brontolo", la trasmissione condotta da Oliviero Beha, lunedì scorso su Rai Tre 

Non ci vedo alcuna offesa per i sardi. Ma soltanto un paradosso, una provocazione al conduttore della trasmissione e a gli ospiti in studio, tesa a sdrammatizzare.

Brevemente i fatti: si parlava della scarsa natalità in Italia, si commentavano sondaggi, si citavano percentuali, si cercava di spiegare le cause. Che spesso è un esercizio inutile, è come parlare di aria fritta, come quando si parla di calcio, dove si può dire tutto, e tutto il contrario. Quando Beha lo ha coinvolto con una domanda, Paolo Villaggio ha risposto, da artista dotato di grandissima intelligenza e autoironia. E ha parlato della Sardegna, (a cui il sondaggio attribuiva una delle più basse percentuali di natalità) citando, con evidente tono ironico, l'accoppiamento dei sardi con le pecore quale possibile spiegazione di quel dato.

Ma la sua è stata chiaramente una provocazione nei confronti di Beha e degli altri ospiti, tra cui Alessandra Mussolini. Una presa in giro ai suoi interlocutori e alla trasmissione. Una scherzosa estremizzazione per sottolineare l'impossibilità di riuscire a spiegare comportamenti sociali così complessi. Paolo Villaggio ha l'autorevolezza culturale per fare una battuta del genere senza che qualcuno si offenda. Non aveva l'intento di offendere, ma solo di sdrammatizzare i toni in un momento in cui gli altri ospiti si producevano in ragionamenti sociologici. Era come se avesse detto che si fanno meno figli perché gli italiani sono intenti a guardare L'isola dei Famosi, proprio una battuta scherzosa priva di intenti offensivi.

Possibile che in questo Paese non riusciamo più a sorridere di una battuta anche se ci tocca personalmente? Possibile che si deve parlare di offese, di querele, e che un presidente di Regione come Cappellacci si associ alle reazioni di pancia della gente e non riesca invece a trovare le parole giuste per sdrammatizzare? Per riportare le cose nel loro alveo di una semplice battuta, che ha forse il solo torto del cattivo gusto (io non l'avrei fatta, ma Villaggio se lo può permettere senza per questo apparire volgare).

Ho la senzazione che la continua artificiosa rissa televisiva di questi anni, a cui soprattutto certi politici ci hanno abituato, ci ha quasi imprigionato in uno schema obbligato di "battuta offensiva e indignazione" per cui appena c'è la battuta bisogna subito e per forza indignarsi, e protestare e querelare. E se invece sorridessimo solamente e magari rispondessimo con altrettanta battuta e la facessimo finire lì? Specialmente quando la battuta viene da un personaggio dello spessore artistico e culturale come Paolo Villaggio. Come non ricordare che assieme a Fabrizio De Andrè scrisse quello straordinario, ironico testo della canzone "Carlo Martello Ritorna Dalla Battaglia Di Poitiers"?

Ecco, credo che a certi grandi artisti dobbiamo dar licenza di dire qualunque cosa, con la certezza che non hanno mai intenti offensivi.

Spero tanto che i sardi sappiano infine sorridere di questa battuta e magari con un sorriso accogliere Paolo Villaggio quando nel prossimo febbraio, farà uno spettacolo a Cagliari. Sarebbe davvero un bel gesto un segnale di distensione; sarebbe saper prendere uno scherzo, sia pure eccessivo, per quel che è.


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