Via D’Amelio, antimafia a turni

par Federico Pignalberi
martedì 20 luglio 2010

Due manifestazioni in memoria di Borsellino. Pochi i politici presenti, tutti del Pdl. Gasparri e Vizzini profanano la memoria del magistrato. Fini fischiato e poi applaudito. E gli organizzatori dei cortei si criticano tra loro. 

PALERMO - «La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale e morale che coinvolga tutti – diceva Paolo Borsellino – specialmente le giovani generazioni». E ieri, giorno del diciottesimo anniversario della strage in cui fu ucciso con gli uomini della scorta, Via D’Amelio si è riempita di giovani. I giovani delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino e delle associazioni antimafia prima, e i ragazzi di destra di Azione Giovani, Giovane Italia e Casa Pound poi. Le due manifestazioni, separate, non si sono mai incontrate e i loro giovani promotori non si sono risparmiati critiche incrociate. Procediamo con ordine.

Alle 18 parte da Via D’Amelio la marcia del popolo delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso diciotto anni fa. Il corteo è diretto in Via Notarbartolo, all’albero di Falcone, sotto casa del magistrato ucciso a Capaci. Ma dopo appena venti minuti si diffonde la notizia dell’arrivo di Renato Schifani in Via D’Amelio. I giovani di Salvatore Borsellino corrono subito indietro pronti a cacciare a fischi il presidente del Senato amico dei mafiosi. La notizia è falsa, Schifani non verrà in Via D’Amelio, ma tanto basta a mettere in agitazione i giovani manifestanti e le forze dell’ordine (che minacciano lo sgombero forzato della strada) con cui l’organizzazione si era impegnata a liberare la via dopo la partenza del corteo per permettere l’allestimento della successiva fiaccolata dei giovani del Pdl. Perché non solo le due manifestazioni sono separate una dall’altra, ma il loro alternarsi è stato progettato per rendere Via D’Amelio un contenitore a tenuta stagna per impedire che i giovani antimafia di Palermo, destinati a far «sparire la mafia come un incubo» (Borsellino), possano incontrarsi.

Cessato l’allarme Schifani, i ragazzi delle Agende Rosse riprendono il corteo per raggiungere l’albero di Falcone. Intanto, in Via D’Amelio, arrivano due ghirlande di fiori. Una, firmata Giovane Italia (l’associazione dei giovani del Pdl), viene sistemata appena dietro l’albero di Borsellino. L’altra, intestata alla presidenza della Camera dei Deputati, viene spostata per pudore un po’ più distante. Poi, dopo i fiori, arrivano i politici. Fabio Granata (l’unico che ha chiesto il permesso di partecipare direttamente a Salvatore Borsellino), Gianfranco Fini e alcuni esponenti politici locali del Pdl. L’ex leader di An, al suo arrivo, viene contestato dai giovani delle Agende Rosse rimasti a presidiare Via D’Amelio, ma ai giornalisti dirà che non si trattava di contestazioni ma solo di «ragazzi animati da una certa passione e da un grande desiderio di verità» che volevano «parlare». I ragazzi, invece, confermano che volevano contestarlo. Poi, però, quando dice che «Mangano non è un eroe» e che «può capitare che all'interno delle istituzioni ci siano personalità che non sono all'altezza del ruolo che rivestono, ma le istituzioni vanno rispettate sempre e comunque», il presidente della Camera viene persino applaudito. Il corteo delle Agende Rosse, nel frattempo, ha raggiunto l’albero di Falcone. Parte dei manifestanti antimafia si dirige verso Via della Libertà dove, su una panchina di fronte alle statue dei magistrati appena riparate dai danneggiamenti vandalici dei giorni passati, due attori di strada inscenano una applaudita e seguitissima rappresentazione della storia di Falcone e Borsellino.

Alle 21, in Via D’Amelio, sono rimasti quasi solo le forze dell’ordine e alcuni organizzatori della fiaccolata del Pdl già partita da Piazza Vittorio Veneto (è stato il figlio di Paolo Borsellino ad accendere simbolicamente la prima fiaccola) che stanno allestendo l’impianto video per la proiezione di un documentario sulla vita del magistrato ucciso dalla mafia. Anche Salvatore Borsellino ha raggiunto quella fiaccolata e, ignorato Maurizio Gasparri (il capogruppo al Senato del Popolo delle Libertà querelato dallo stesso Borsellino dopo avere risposto, ad alcuni attivisti che lo contestavano, che «Salvatore Borsellino era disistimato dal fratello») il fondatore del movimento delle Agende Rosse ha salutato Fini e Granata. Presenti alla fiaccolata anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il Ministro della Gioventù nonché presidente di Giovane Italia Giorgia Meloni, Carlo Vizzini (il senatore del Pdl già prescritto per corruzione, dimessosi l’anno scorso dalla Commissione Antimafia dopo essere stato indagato per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra in seguito alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino), e diversi esponenti locali del Pdl. Il corteo è silenzioso. Nessuno slogan, niente rabbia. Per chiunque abbia assistito almeno una volta ad una manifestazione delle Agende Rosse, in cui c’è sempre qualcuno pronto ad intonare un grido di «resistenza» o uno stornello contro Cuffaro e Dell’Utri, seguire quel corteo muto è impressionante. «La gente sceglie un certo tipo di ricordo» spiega ad AgoraVox Antonino Costa, presidente provinciale di Giovane Italia. «Non vogliamo fare una conferenza stampa all’aria aperta». In effetti, lungo il corteo viene distribuito un volantino con un decalogo di cinque regole da seguire lungo la fiaccolata. Tra queste, oltre all’obbligo del silenzio e di spegnere i cellulari, c’è anche il divieto di «inseguire i ‘vip’ della politica per una stretta di mano», una buona norma igienico-sanitaria a cui è peraltro molto difficile avere voglia di contravvenire. Alle 21.30 la fiaccolata raggiunge Via D’Amelio e, dopo la veloce intonazione di un inno, parte il documentario. Federica Fabbretti, esponente del movimento di Salvatore Borsellino, cerca di avvicinarsi per assistere, ma un addetto al servizio d’ordine la respinge e cerca di allontanarla (poi un agente delle forze dell’ordine interviene a difenderla).

Secondo i giovani delle Agende Rosse, la manifestazione di Azione Giovani ha più successo perché a loro si unisce «molta cittadinanza esterna, anche perché la manifestazione è più pubblicizzata, mentre con le Agende Rosse ci sono per lo più solo iscritti ad associazioni antimafia». Ma non si tratta di contare quanti partecipanti hanno portato in strada le due marce in memoria del giudice, anche perché hanno mobilitato entrambe migliaia di persone. Lo ha spiegato, ieri mattina, Rita Borsellino: «Trovo vergognosa questa conta che si fa ogni anno, c'erano non c'erano, quanti erano. La vera antimafia si fa ogni giorno senza stare attenti ai numeri». L’antimafia dei giovani del Pdl siciliani finì sui giornali alcune settimane fa quando, appena dopo la sentenza che ha condannato Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, rilasciarono due comunicati in cui chiedevano al partito di prendere le distanze dal senatore, tirandosi addosso le ire dei vertici del partito. Quei ragazzi avevano preso le distanze da Dell’Utri già dopo la sentenza di condanna in primo grado del 2004. E oggi il loro presidente provinciale ribadisce ad AgoraVox la loro posizione: «Non solidarizziamo con i condannati per mafia».

All’uscita di Via D’Amelio i ragazzi di Giovane Italia consegnano ai passanti una loro pubblicazione. Un giornalino di quattro pagine. La terza è interamente occupata dall’articolo di un tale che si definisce un «garantista che crede nella presunzione di innocenza». E parlando della vicenda del senatore Dell’Utri, scrive: «La politica deve avere il coraggio di riformarsi se vuole essere immune alle censure della magistratura, se, come la moglie di Cesare, vuole non soltanto essere casta ma anche apparire tale, deve iniziare a selezionare i miti e le frequentazioni». Parole che potrebbero benissimo appartenere a qualche esponente delle Agende Rosse. Quando si crede negli stessi valori, i valori per cui è morto Paolo Borsellino, si dovrebbe riuscire a condividerli insieme e a celebrarne uniti la memoria. È così difficile difendere insieme Via D’Amelio dai tanti sepolcri imbiancati che la profanano ogni anno?


ps. Fini, Gasparri, Granata, Vizzini, Meloni, Alemanno. Tutti del Pdl. Ma il Pd che fine ha fatto?




Leggi l'articolo completo e i commenti