Verità per Niki Aprile Gatti: quando il potere utilizza la parola

par l’incarcerato
mercoledì 11 luglio 2012

Per fortuna nel nostro Paese ancora esiste la democrazia e, anche se lo si fa con enorme difficoltà, tutti noi abbiamo la possibilità di contribuire alle lotte e affiancare chi subisce delle profonde ingiustizie. Ma fino ad un certo punto, perché se si supera il limite consentito scattano gli arresti e intimidazioni. La parola, specialmente se si dice la verità supportata da fatti e verbali, dà molto fastidio. Se determinati fatti rimangono nei confini regionali, la parola non infastidisce più di tanto. Ma se si passa sul piano nazionale e addirittura si varcano i confini del nostro Paese, la parola diventa un pericolo. E alcuni corrono ai "ripari" cercando di ridicolizzare ciò che si denuncia.

Oppure basta una iniziativa di Partito come quella dei Radicali (che stimavo fino all'altro ieri per la battaglia dei diritti dei detenuti) per far passare la menzogna dell'ipotetico suicidio di Niki Aprile Gatti. La parola, quindi, può far anche male se utilizzata per depistare e infangare chi non ha la possibilità di difendersi perché non c'è più. Inoltre fa ancor più male specialmente quando si dicono con consapevolezza delle menzogne .

Niki Aprile Gatti era stato rinchiuso a Sollicciano per tre maledetti giorni in una cella di isolamento. Per chi non lo sa, la cella è tale e quale alle altre del carcere con il bagno e finestre. Ma con una differenza di non poco conto: che si è isolati dal resto del mondo. Niki non aveva avuto assolutamente nessun contatto con gli altri detenuti, al massimo con lo psicologo o una guardia carceraria. E ovviamente con il giudice. Niki già da allora aveva espresso la volontà di parlare. Dopo i tre giorni è stato trasferito direttamente nella cella con gli altri due detenuti stranieri. Prima di allora è impossibile (e le carte lo dimostrano) che Niki abbia parlato con qualche altro detenuto. E ribadisco, l'isolamento non lo consente.

In questi anni ho avuto la possibilità di conoscere molto bene la famiglia di Niki e di una cosa ho la certezza assoluta. Ha una madre davvero in gamba e combattiva. Il padre adottivo, Roberto, è una persona pacata e di sani principi. La zia, Iolanda, è di una cultura e coscienza politica non indifferente. La cugina, Sara, è una vera rivoluzionaria. Il fratellino, che vuole molto bene a Niki, nonostante sia così piccolo già dimostra di avere un'intelligenza superiore ai suoi coetanei. Persone che per davvero riescono a trasmettere sicurezza e soprattutto affetto. Se io avessi avuto una famiglia così, non mi sentirei abbandonato nemmeno se rimanessi per anni in prigione. Figuriamoci per solo quattro maledetti giorni.

Per chi non lo sapesse, durante l'ora d'aria le celle vengono aperte, si esce fuori nel cortile e i detenuti possono socializzare tra di loro. E tranquillamente si può entrare e uscire da qualsiasi cella. D'altronde è l'ora in cui si può fare di tutto. Accade di scambiarsi messaggi particolari, può capitare che due boss mafiosi possano incontrarsi e progettare qualcosa, o formare, come accadde al carcere di Voghera, la banda degli ex pentiti di Salvatore Menzo. E può capitare di inscenare un suicido. Purtroppo in carcere si può uccidere tranquillamente, basta vedere quante mamme stanno combattendo per la verità e giustizia dei figli uccisi dal sistema carcerario. Ma forse basterebbe riportare le parole del pentito della 'ndrangheta Fonti, il quale ha fatto capire che se andasse in prigione, finirebbe ammazzato.

Niki voleva parlare perché aveva la coscienza a posto e non vedeva l'ora di riabbracciare la famiglia. E avrebbe parlato anche se gli avvocati (e non lo hanno fatto!) gli avessero consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere; questo perché Niki era un ragazzo pulito. Ma gli fu fatale!

Lo so che a "qualcuno" fa comodo rafforzare la tesi ufficiale del suicidio e dire menzogne. Perché se avessero avuto la coscienza a posto, quei "qualcuno" ci avrebbero affiancato nella lotta. E non avrebbero messo di proposito in giro delle falsità a dir poco fantasiose, non sostenute da fatti e documenti. La fantasia lasciamola al potere.


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