Verdini sene frega. L’arroganza al potere

par Voltaire
sabato 4 dicembre 2010

Il Popolo della Libertà e la Lega Nord ormai sono minoranza nella Camera dei Deputati e forse anche nel paese. Berlusconi non ha saputo tenere insieme la più grande maggioranza parlamentare della storia italiana.

Quasi sicuramente il voto di fiducia previsto per il 14 dicembre alla Camera dei Deputati segnerà la fine del quarto governo del Cavaliere. Il cosiddetto terzo polo (Fli, UDC, Api, MPA) ha depositato una mozione di sfiducia firmata da 85 deputati che uniti con i voti di PD ed Italia dei Valori farà mancare i numeri di sostegno al governo.

Dinanzi a questa situazione spetta al Capo dello Stato verificare tutte le possibilità per dare uno sbocco il meno dannoso possibile alla crisi in atto. Giova sempre ricordare che la nostra è una Repubblica parlamentare e non presidenziale, che affida al Presidente della Repubblica, e non al Presidente del Consiglio dei Ministri il compito di dirimere le crisi parlamentari. Qualora si formi in una camera una maggioranza diversa da quella uscita dalle elezioni politiche spetta al Capo dello Stato, garante super partes dell’interesse nazionale, di indire nuove elezioni o sancire la formazione di un nuovo governo.

Dinanzi alla forte crisi finanziaria, alla necessità di riformare la legge elettorale, il buon senso suggerirebbe la formazione di un nuovo governo che contempli tutte le forze più responsabili del paese. Comunque l'ultima parola spetta al presidente Giorgio Napolitano, che si pronuncerà dopo un attenta analisi della situazione.

I padri costituenti hanno affidato questo delicato compito di arbitraggio delle crisi politiche al Capo dello Stato perché è l’istituzione che rappresenta l’unità nazionale e non è direttamente riconducibile ad una fazione politica. Questa normale regola della nostra convivenza civile sancita dalla Costituzione non è mai sta accettata da Berlusconi. Per la bulimia di potere che lo caratterizza il Cavaliere vuole arrogarsi il diritto di indire nuove elezioni e far precipitare il paese in una nuova logorante campagna elettorale. Per questo uno dei suo generale Verdini, coordinatore del più grande partito italiano ieri ha dichiarato «Noi sappiamo che in caso di caduta del Governo il Capo dello Stato ha le sue prerogative. Lo sappiamo benissimo che funziona così - ha spiegato Verdini - ciò che non sappiamo e non vogliamo capire, e che non ci piace per niente, è che il Capo dello Stato, nelle sue prerogative, possa pensare che per risolvere i problemi di questo Paese si mandi a casa chi ha vinto le elezioni, Berlusconi e Bossi, e si mandi al governo chi le ha perse, Casini e Bersani. E su questo si innesca una polemica perché noi andiamo a toccare le prerogative del Capo dello Stato. Noi sappiamo che le ha ma ce ne freghiamo, cioè politicamente riteniamo che non possa accadere questo. Anche i partiti hanno le loro prerogative». «Ricordate che dal 1994 - ha concluso Verdini - da quando c'è questo sistema, nessun Capo dello Stato si è mai sognato di affidare il Governo a qualcuno di diverso da chi aveva vinto le elezioni, fosse questi Prodi o Berlusconi. L'incarico lo ha dato a chi le elezioni le ha vinte. Voglio vedere: come fa se cade il Governo a dare l'incarico a chi le elezioni le ha perse?». 

Il “mene frego” era uno degli inni fascisti più in voga durante il ventennio. Costituisce una risposta sprezzante che denota poca sensibilità istituzionale.

Verdini con le sue parole svilisce il ruolo del Capo dello Stato, ed innesca una deriva pericolosa, in cui chi possiede il consenso elettorale è capace di tutto. Anche di travalicare le regole della Costituzione.

E' come se durante una partita di calcio, una delle due squadre in campo non ricoscesse le decisioni prese dall'arbitro e pretendesse di vincere la partita validando autonomamente i gol in fuorigioco, o che sono stati segnati dopo i tre fischi finali. Mettendo da parte il giudizio dell'arbitro. 

Se manca un arbitro, unanimemente riconosciuto, il caos è uno sbocco quasi ivenitabile.

Per quale motivo se la maggioranza dell'attuale parlamento non riconoscendosi più nella leadrship di Silvio Berlusconi, presenta una mozione di sfiducia nei suoi confronti e il Capo dello Stato verifica la presenza di un altro nome capace di formare un nuovo governo, questo fatto viene considerato un colpo di stato?

Una normale legislatura dura cinque anni, il continuo ricorso ad elezioni anticipate denota una patologia del nostro sistema e non un punto di forza. 

Sia chiaro è giusto che il popolo abbia un governo espressione della sua volontà. Ma deve essere altrettanto chiaro che la volontà del popolo risiede nel parlamento. Qualora la Camera dei Deputati o il Senato ritirino le deleghe al governo, il Presidente del Consiglio non può arrogarsi prerogative che non sono proprie indicendo immediatamente nuove elezioni. Togliendo di fatto al Capo dello stato la possibilità di verificare se nel Parlamento risieda ancora una forza e una volontà politica capace di supportare un nuovo programma di governo.

Il sale della democrazia risiede nel equilibrio dei poteri. Il potere decisionale deve essere amministrato da più istituzioni con diverse prerogative in un sistema che in inglese si definisce di “checks and balances” . Berlusconi non ha avuto la forza di riformare il nostro Stato, le nostre istituzioni, la nostra Costituzione e quindi tenta di forzare il gioco democratico. Verdini sene frega del ruolo del Capo dello stato. A me, a noi, a tutti gli italiani onesti, importa invece tantissimo il compito che la Costituzione Italiana assegna al Presidente della Repubblica. Verdini dinanzi alle sue parole che manifestano una grande debolezza, dovrebbe solamente scusarsi e tacere. L' ignoranza costituzionale al potere non l’avrà mai vinta. 


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