Venezia, al Teatro la Fenice I lombardi alla prima crociata

par marina bontempelli
mercoledì 13 aprile 2022

In prima rappresentazione assoluta dell’edizione critica della partitura pubblicata da The University of Chicago Press, l’opera di Giuseppe Verdi torna in laguna dopo 178 anni.

I lombardi alla prima crociata, opera composta da Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera, deve la sua nascita al successo di Nabucco e ne ricalcò per certi versi le orme quale narrazione dello scontro fra popoli di diversa cultura e religione, con un’imponente presenza del coro in scena a rappresentarli. Naturale si prospetta sempre il confronto tra le due opere, e di certo a vincere è sempre Nabucco, ma non è difficile mettere nella giusta luce I lombardi e nel caso delle recite fenicee, per esempio, sono state le luci a prevalere.

Certamente avrebbe giovato una forma più spettacolare della messa in scena che il regista Valentino Villa, lo scenografo Massimo Checchetto e la costumista Elena Cicorella non hanno inteso dare. L’ambiente è generico, per quanto suggestiva risulti la croce luminosa che squarcia il fondo scena -l’hangar di cemento- e vaga è anche l’ispirazione islamica della scena degli ultimi due atti. La scelta dell’ambientazione contemporanea dell’opera è soprattutto connotata dagli onnipresenti mitra imbracciati dai combattenti e dal rapido apparire di un chioschetto kebab oggetto di esproprio e saccheggio alla presa di Gerusalemme. Il coro schierato con le foto delle vittime, già visto…in Nabucco. Sul versante dei drammi personali in primo piano, l’invidia e la rivalità tra fratelli, il regista ha voluto integrare il proprio lavoro spiegandoli con frasi desunte dalla narrazione biblica di Caino e Abele, proiettate. Adeguato all’insieme il disegno luci di Fabio Barettin e i movimenti coreografici di Marco Angelilli.

Se si dispone, però, di un raffinato esperto verdiano sul podio quale è Sebastiano Rolli, e si sente molto motivata l’orchestra del Teatro, la drammaturgia verdiana prende vita perché la consapevole e rispettosa esecuzione della partitura colma le incrinature di qualsiasi impresa operistica. In questo caso, poi, in cui si è scelto di eseguire l’edizione critica di I lombardi alla prima crociata, preparata da David R.B. Kimbell per The Works of Giuseppe Verdi / The Operas of Giuseppe Verdi (University of Chicago Press e Casa Ricordi), basata sulla partitura autografa di Giuseppe Verdi, conservata nell’Archivio Storico Ricordi a Milano, le scelte compositive e drammaturgiche di Verdi e del suo librettista sono salvaguardate.

Anche le voci hanno contribuito al successo della produzione. Una compagnia molto ben preparata, bravissimi tutti i cantanti su cui spiccano Michele Pertusi (Pagano) dalla bella voce di basso che sa usare con intelligenza imprimendo un’appassionata intensità di fraseggio al suo personaggio e Antonio Poli (Oronte) tenore dalla voce generosa che ha dimostrato consapevolezza del fatto che la drammaturgia nasce dalla vocalità. Roberta Mantegna è stata una Giselda dalla voce sicura e luminosa, solo gli acuti estremi sono apparsi poco coperti. Comprimario di lusso Antonio Corianò, Arvino. Ben figurano Marianna Mappa, Viclinda; Adolfo Corrado, Acciano. A completare il cast Mattia Denti, Pirro, e Barbara Massaro, Sofia. Puntuale l’intervento di Christian Collia, un priore.

L’eccellente coro del Teatro, preparato dal maestro Alfonso Caiani, è praticamente sempre in scena e stringe il cuore che debba cantare ancora con la mascherina: un sacrificio non da poco che ci permette di assistere alle rappresentazioni e dunque, a loro, un ringraziamento sentito.

Serata felice e brillante, anche se a parlar di guerra in questo periodo vien la pelle d’oca. Ottimo successo e molti applausi.


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