Veltroni, Renzi e Bindi: la bagarre nel PD
par Fabio Della Pergola
martedì 16 ottobre 2012
Meno uno. Direbbe Renzi dopo aver ascoltato Walter Veltroni ospite di Fazio a Che tempo che fa.
Le dimissioni annunciate in televisione sono state l’unico momento di realtà in mezzo ad un profluvio zuccheroso di ricordi sdolcinati e sogni mielosi, di melassa utopistica e rari sprazzi di concretezza al dolcificante. Insomma venti minuti da diabete a cui non è stato per niente facile prestare attenzione.
L’ex-tutto (ex segretario, ex sindaco, ora ex parlamentare in fieri) ha dato un contributo sostanziale alla distruzione dell’arco di sinistra nel 2008, con la sciagurata proposta elettorale di "correre da solo" senza tener conto che la sinistra italiana è sempre stata composta da un ventaglio di “sensibilità” diverse, perlopiù rissose e tendenti al frazionamento continuato e aggravato.
Quindi bisognose tassativamente di “pontieri”, di conciliatori, non certo di aut-aut. Dopo il "Si può fare", versione all'amatriciana del più noto "Yes, we can", preso pari pari dall'esilarante Frankenstein Junior, il risultato fu una solenne batosta per la sinistra italiana con 7 punti percentuali perduti e socialisti ed ex-comunisti fuori dal Parlamento.
Dopo aver consegnato anche Roma, in combutta con l’ondivago Rutelli, nelle mani di un ex squadrista missino, dopo aver annunciato che se ne sarebbe andato in Africa a fare il missionario laico, senza però alzare le tende nemmeno in un camping tunisino, oggi getta la spugna (dice) stanco di essere messo “nel calderone dei vecchi” destinati allo sfasciacarrozze.
A parte il "chissenefrega" che uno potrebbe aver rivolto legittimamente al Veltroni dimissionario in pubblico, resta la domanda sul perché proprio ora, in vista di campagna elettorale ed elezioni, si sia pensato di dare il segno del disfacimento, dei topi che abbandonano la nave, del si salvi chi può o comunque di porta sbattuta come fa una ragazzetta indispettita di fronte alla rottamazione renziana.
Anche se qualcuno poi ci vorrà leggere un segnale di positivo rinnovamento, Michele Prospero sull'Unità ci va giù duro "Il termine stesso di rottamazione ha una ascendenza fascistoide" affascinante per quelli che sono "stuzzicati dalla mitologia della giovinezza, primavera di bellezza".
La battaglia più cruenta però avverrà tutta dentro l’ambiente cattolico del PD, quello degli ex (margheritiani, popolari, democristiani) dove il boy scout di Rignano sull’Arno troverò la resistenza della pulzella di Sinalunga. Una battaglia tutta toscana, piena di ‘ovvia’ e ‘suvvia’ e “c” aspirate come da miglior tradizione degli insopportabili comici in stile Pieraccioni.
Ma i cattolici, si sa, usano sempre paroline dolci (tranne quando si tratta di infierire sui Radicali) e sorrisi da sacrestia, salvo che poi se le danno di santa ragione, scomunicandosi a vicenda e, appena possibile, arrostendo l’avversario su un rogo. E’ storia, mica barzellette.
E’ tutt’altro che impossibile quindi che la Rosy (Maria Rosaria) finisca in un dimenticatoio surclassata dal giovanotto rampante, proprio in quegli ambiti del cattolicesimo militante e solidaristico che l’hanno innalzata sugli altari (si fa per dire, naturalmente) a spese dei vecchi maggiorenti democristiani doc. Soprattutto se le dichiarazioni di Lusi, l’ex tesoriere della Margherita in galera per sottrazione di fondi ad uso personale, dovessero confermare che pure la pasionaria del PD era passata all’incasso.
Ma non sarà una battaglia facile per Matteo Renzi farci i conti. L’attuale sindaco di Firenze, noto per essere andato a cena da Berlusconi, senza che nessuno poi si sognasse di dirgli niente come è accaduto al vecchio Pannella, potrebbe non farcela a rottamare anche la Bindi. Potrebbe quindi finire con una dolorosa, insopportabile, impossibile convivenza more uxorio con la donna che “non era nelle disponibilità del Cavaliere”. L’ennesima sciagura per la sinistra italiana che ha bisogno di tutto tranne che di un futuro in aperta o sotterranea lotta fra un ex boy scout con la faccia da chierichetto col moccio e una ex dirigente dell’Azione Cattolica dall’aspetto di suora laica.
Il popolo di sinistra che ambirebbe a superare per sempre le schifezze dell’era berlusconiana appena tramontata, meriterebbe qualcosa di molto meglio. Magari di costruttivo. Magari perfino qualcosa di intelligente, se non è chiedere troppo.
Perché così c'è il rischio di perderle le prossime elezioni, perfino contro una destra allo stato di ectoplasma.