Vampirismo: attrazione di sangue

par Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica
giovedì 3 maggio 2018

Il Vampirismo appartiene al gruppo dei Disturbi Parafilici con Altra Specificazione e consiste nell’attrazione erotica-sessuale per il sangue (Quattrini F. 2015). I Disturbi Parafilici con Altra Specificazione vengono associati dal DSM-5 con i Disturbi Parafilici che “causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti e predominano ma non soddisfano i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei Disturbi Parafilici” (APA, 2013; trad.it. 2014, p. 819).

L’eziologia del vampirismo clinico, secondo la prospettiva psicoanalitica, si identifica negli eventi traumatici e conflittuali che si instaurano nell’infanzia di un soggetto.

Con il termine vampirismo si vogliono spiegare tutte quelle condotte patologiche legate all’assunzione di sangue e alle attività di necrofagia e cannibalismo (Polo S., 2008). L’assunzione di sangue avviene tramite tagli o morsi che Ellis (1927) considera “morsi d’amore”, i quali esprimono, durante il rapporto sessuale, sadismo orale e desiderio di fusione.

Nel 1985, Prins, identifica 4 tipologie di vampirismo caratterizzate da comportamenti criminali e violenti associati ad altre condotte parafiliche:

  1. Vampirismo completo o necrosadismo, il soggetto entra in contatto, assaggia e ingurgita il sangue della propria vittima;
  2. Vampirismo senza ingestione di sangue o necrofilia, contatto superficiale con il sangue;
  3. Vampirismo senza la morte della vittima, predomina la componente sadica;
  4. Autovampirismo, consiste nell’autoinfliggersi delle lesioni per poter assaporare il proprio sangue (Gubb et al., 2006).

Nella prospettiva psicodinamica il vampirismo viene ritenuto un comportamento aggressivo di tipo sessuale con una notevole componente libidica associata ad emozioni lussuriose e crudeli. Il vampirismo rappresenta un grande paradosso che simboleggia il desiderio di vita e di rinnovamento accompagnato dal desiderio, orribilmente egocentrico, di sopravvivenza attraverso la distruzione di un essere umano vivente. In contrasto a quanto detto il vampirismo psichico potrebbe essere considerato una forma di identificazione introiettiva (processo psichico che si verifica quando un individuo perde inconsciamente se stesso e diventa attivamente l’altro) rivendicando in questo modo la forza dell’altro come propria (Fairbairn W.R.D. 1946).

Il vampirismo è un comportamento erotico-sessuale che non trova, nella letteratura scientifica, identificazione clinica. Molti autori associano questo comportamento erotico-deviante (infliggere violenza e/o morte nei confronti delle proprie vittime) ad una personalità criminale; altri invece lo associano a disturbi quali la schizofrenia, psicopatia e al disturbo paranoide. L’unione della schizofrenia con il vampirismo viene associata ad instabilità del senso di Sè dell’individuo schizofrenico il quale assume sangue per provare a se stesso la sua esistenza (Kelly, B. D., Abood, Z., & Shanley, D. 1999).

Fu Kayton, nel 1972, ad evidenziare una relazione fra il vampirismo e la schizofrenia. Quest’ultimo ritenne il mito del vampiro una raffigurazione dei bisogni orali di un paziente schizofrenico (Kayton L. 1972).

Altri autori come Gubb, Segal, Khota e Dicks considerano, in una visione psicodinamica, il vampirismo una psicopatologia multi-assiale. Ritengono che tali soggetti oltre a presentare delle regressioni alla fase orale, presentano anche una fissazione narcisistica, andando a determinare un’unione del mondo esterno con le fantasie, che si tramuta nella quotidianità del soggetto (Gubb, K., Segal, J., Khota, A., & Dicks, A. 2006).

BIBLIOGRAFIA

 

Tirocinante Damiana Masiello

Tutor: Fabiana Salucci


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