Valori che condividiamo

par UAAR - A ragion veduta
lunedì 29 dicembre 2014

Nei giorni scorsi la Commissione Intelligence del Senato Usa ha diffuso un rapporto nei confronti di sospetti terroristi, anche attraverso l’uso di metodi non consentiti. Il Washington Times e la Abc hanno realizzato e diffuso un sondaggio sull’accettazione di questi metodi da parte della popolazione statunitense.

È emerso che il 59% degli americani li considera giustificati, contro il 31% che pensa il contrario. Una maggioranza schiacciante, che resta tale in quasi tutti i gruppi sociali. Ce n’è però uno, e solo uno, in cui la maggioranza schiacciante (53% contro il 41%) va controcorrente: i non credenti.

Beninteso: numeri alla mano, non sono comunque pochi quelli che non credenti non sono, e che sono comunque contrari alla tortura. Come non sono pochi i non credenti che la giustificano. Ma il dato è comunque significativo. Io l’ho accolto con soddisfazione. Uno dei gruppi sociali di cui faccio parte è sulla mia stessa lunghezza d’onda e si caratterizza positivamente su un tema di una certa importanza.

La vicenda mi ha fatto tornare in mente la storia di un famoso ateo. Christopher Hitchens, sostenitore dell’invasione Usa in Iraq, nel 2008 accettò di sottoporsi al waterboarding, una pratica in cui un individuo immobilizzato viene posto con i piedi elevati rispetto alla faccia, sulla quale viene gettata dell’acqua. Resistette pochissimo e ammise: “Credetemi, questa è tortura”.

Non sono certo tutti simili, gli atei e gli agnostici. Anzi. Ma condividono molti valori. Migliori di quelli che vengono comunemente attribuiti loro. Li accusano di arroganza, ma non sono loro ad aver definito i “principi non negoziabili”. Li accusano di individualismo, ma sono i primi alfieri dell’autodeterminazione.

Sono altruisti quanto gli altri, quando si tratta di esserlo nell’anonimato. Sono meno diffidenti nei confronti del prossimo, più aperti all’ascolto e rispettano maggiormente quelle persone che la società tende a considerare “diverse”: stranieri, ragazze madri, gay, lesbiche. Hanno una mentalità cosmopolita, non da tribù o da branco. Si battono per diritti universali, non per privilegi particolari. Cercano per quanto possibile di esprimere opinioni con cognizione di causa e a ragion veduta. Anche sulla tortura.

Mediamente, certo. Ma in medio stat virtus.

Sono ateo. E orgoglioso di esserlo.

Raffaele Carcano

 

Foto: Wikimedia


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