Valigia diplomatica pronta per Assange, mentre la Gran Bretagna dimentica Pinochet

par Giuseppe Ottaviano
sabato 18 agosto 2012

L’asilo politico concesso a Julian Assange dall’Ecuador ha suscitato l’ira della Gran Bretagna che continua a voler estradare il fondatore di Wikileaks in Svezia, dove dovrebbe essere processato per violenza sessuale.

 

Il Ministro degli Esteri Ricardo Patino ci teneva a precisare che la scelta è in linea con "la tradizione dell'Ecuador nella protezione di coloro i quali cercano protezione nel proprio territorio o sedi diplomatiche". Tra le motivazioni della scelta il fatto che "Julian Assange rischia di diventare perseguitato politico se estradato dalla Gran Bretagna" poiché "possono metterne a rischio la sicurezza, l'integrità e persino la vita".

Quito aveva cercato rassicurazioni da Stoccolma affinché Assange non fosse poi a sua volta estradato negli Stati Uniti dove rischia di essere “processato da tribunali speciali, sottoposto a procedimenti crudeli o degradanti e persino alla pena capitale”. Tali garanzie non sono arrivate e l’Ecuador ospita ormai Assange nella propria ambasciata a Londra da 60 giorni. Cosa che sembra essere andata storta al Foreign Office, tanto che lo stesso Patino ha confermato la minaccia ricevuta: “la nostra ambasciata a Londra potrebbe essere presa d’assalto, nel caso in cui Assange non venga consegnato”.

Ma l'ipotesi di un raid è stata categoricamente esclusa, dopo le polemiche suscitate, soprattutto per le innumerevoli violazioni del diritto internazionale che avrebbe comportato. Un’azione violenta avrebbe costituito un precedente pericoloso, mettendo in pericolo la vita dei diplomatici occidentali di tutto mondo. Molti si sono affrettati a ricordare come il governo inglese aveva immediatamente condannato l’aggressione alla propria ambasciata a Teheran. Ma la Gran Bretagna non sembra voler far marcia indietro: “In caso di asilo politico, se riceveremo una richiesta di salvacondotto per Assange, tale richiesta sarà rifiutata in linea con i nostri obblighi legali”.

Ecco allora che sul web, in coda alle notizie sulla situazione di Assange, più di un lettore ha ironicamente commentato: “Se fosse un ladruncolo qualsiasi come Augusto Pinochet, Londra lo avrebbe lasciato andare senza problemi". Il riferimento è alla vicenda dell’ex dittatore cileno risale al 1998, quando Pinochet si recò a Londra per subire un'operazione. Amnesty International chiese il suo fermo per violazione dei diritti umani e pochi giorni dopo, su richiesta del giudice spagnolo Baltasar Garzon (l'attuale difensore di Assange) la polizia dispose l’arresto in clinica.

Dopo la decisione dell’Alta corte di vietare a Pinochet di lasciare il paese pur riconoscendogli l’immunità come capo di Stato, su richiesta dei suoi legali, la sentenza venne annullata e nel 1999 iniziò il processo d'appello. A gennaio del 2000 il ministro degli Esteri Jack Straw fece sapere che il governo aveva deciso di rilasciare il dittatore per motivi di salute.

Il 3 marzo dello stesso anno quando l’aereo atterrò a Santiago, le immagini televisive mostrarono Pinochet alzarsi dalla sedia a rotelle per abbracciare i militari cileni, e Straw divenne lo zimbello dei media internazionali.

Dopo il caso Pinochet, l’accanimento internazionale sull'affare Assange sembra quasi grottesco, al di là dei giudizi di merito sull’operato dell’australiano, insospettisce il terremoto scatenato dalla decisone dell’Ecuador. Una reazione spropositata come l’anomala insistenza della Svezia di interrogare Assange sul proprio territorio; interrogatorio, che poteva avvenire in Gran Bretagna dove è stato agli arresti per più di un anno e mezzo, o magari nella stessa ambasciata dell’Ecuador.

L’unica soluzione che potrebbe permettere ad Assange di lasciare l’Europa sarebbe quella della “valigia diplomatica”, un bagaglio senza limiti di dimensione che gode di immunità diplomatica e quindi non può essere perquisito o sequestrato. Anche se Dominic Casciani, giornalista della Bbc, ricorda il tentativo di far espatriare clandestinamente dal Regno Unito un politico nigeriano all’interno di una gabbia, che fu però intercettata. Assange con i dovuti accorgimenti potrebbe farcela ma in agguato c’è la triade Stati Uniti, Gran Bretagna e Svezia.


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