Vaccinazioni | La guerra indomita della corazzata NO-VAX. È il caso di deporre le armi?

par Erica Russo
venerdì 10 agosto 2018

di Erica Russo

Verrebbe da chiedersi quali sono le armi. Con le armi possiamo difenderci, attaccare o andare a morire per caso fortuito o incapacità. Ma chi detiene le armi, e per quale causa stiamo lottando davvero? Per un senso di libertà apparente che ci rende però schiavi, perché la tua scelta implica sempre un’altra scelta obbligata: scelgo in stato di trance di indottrinarmi con farfugliati slogan di propaganda, scientificamente invalidati e invalidanti, ma dato che la mia libertà cessa dove subentra la tua, decido di urlarti contro e vediamo chi grida più forte. I moralisti dell’antimorale, dell’anticonvenzionale, sono comunque dei moralisti, magari ribelli o fintamente tali, gli piace vestire quell’appagante ruolo, ma spesso l’aspetto è similare ai loro criticati antagonisti. Le tesi si inceppano quando subentra la logica. Facciamo in modo che la logica abbia la meglio.

Gli scienziati del nostro tempo prendono tesi ad Harvard in tuttologia, si laureano con il massimo dei voti e tornano poi in Italia, e colti da un amore patriottico irrefrenabile ci vengono a spiegare come e perché iniettare dei virus nel corpo di un ignaro bambino, possa causare autismo e similari, e nonostante le smentite degli addetti ai lavori, a poco valgono le radiazioni dall’albo, loro continuano a professare, ma a questo punto viene da chiedersi chi sono i veri ignari, quelli che subiscono servizi ben preconfezionati o quelli che lautamente pagati, qualcuno per qualche spiccio, detengono lo scettro come guru dei nuovi stili di vita? Purtroppo i mali ricadono sulla società tutta, spesso accecata dalla superficialità delle cose, e dai messaggi studiati a tavolino e arditamente strumentalizzati, atti a creare pathos e magone facile. Si, la lacrimuccia si può indurre. Il vero magone mi viene però pensando a quei bambini non vaccinati, figli di genitori contrari al progresso, i santoni noncuranti della storia, che sbandierano la parola democrazia, senza coglierne il reale significato, e che oltre a mettere a repentaglio la salute del sangue del loro sangue, contaminano l’altro. Questa è oligarchia, non giochiamo.

Le cose però non stanno esattamente così.

“Le valutazioni di tipo scientifico non competono alla politica”, così parlò il nostro Ministro della Salute Giulia Grillo, e nonostante il vociferare sociale di un consigliere regionale del M5S Davide Barillari che dalle sue fila si pone una domanda esistenziale: “Quando si è deciso che la scienza fosse più importante della politica?”, si è giunti ad un formidabile piano d’azione, in base al quale la decisione di vaccinare o meno i propri figli, spetterà ai propri genitori, che potranno semplicemente presentare un’autocertificazione, ed in caso di mancati controlli l’assenza di una veridicità non verrà certificata, scongiurando che la verifica non avvenga attraverso le conseguenze.

Il ripetersi di una metodica utilizzata già nell’anno precedente con il Ministro Lorenzin, che torna in auge per sopperire alla mancanza di un Anagrafe nazionale vaccini, la presenza del quale avrebbe dato certezze schedate e pertanto incontrovertibili, viene divulgata con la garanzia che i trasgressori saranno puniti come legge prevede, aspetto che ci fa tirare un sospiro di sollievo.

Alle volte non ci si può troppo soffermare, prendendo ingiustificatamente tempo, sulle modalità migliori per rendere obbligatorio uno strumento di prevenzione sanitaria primaria per il bene collettivo, e nonostante corra l’anno 2018, e qualcuno sostenga che sconfiggere la morte da morbillo sia una vana illusione, con coperture e controlli adeguati, senza dover sottostare alle pressioni di alcuni, gli scenari potrebbero essere diversi e più conformi con il secolo attuale.

Si può rendere “flessibile” un argomento del genere, dal momento che la pratica dell’esclusione scolastica in Europa non è molto diffusa, e scegliere una gradualità nei meccanismi sanzionatori?

«Abbiamo depositato ieri la proposta di legge della maggioranza in cui spingeremo per il metodo della raccomandazione che è quello che noi prediligiamo da un punto di vista politico, nel quale prevederemo delle misure flessibili di obbligo sui territori, e quindi anche nelle Regioni e nei Comuni dove ci sono tassi più bassi di copertura vaccinale o emergenze epidemiche. 

Sebbene mi prendano in giro su questo punto, l’idea di un obbligo flessibile a seconda dei territori è l’idea più sensata», questo quanto risposto dal Ministro della Salute, rispetto alla contrarietà dei presidi di tutta Italia, che in mancanza di certificazione Asl, chiuderanno i cancelli nelle scuole.

Mentre il nostro vicepremier Luigi di Maio, lancia su Rtl 102.5 il suo monito: "Dobbiamo rispettare lo stesso livello di obbligo che c'è in Europa. Vaccinare i nostri figli ed ascoltare i medici: se dicono che vanno fatti vanno fatti. Chi non lo fa va convinto a farlo trasferendo l'importanza del trattamento vaccinale. Dire che i bambini non devono andare neanche a scuola è uno sbaglio. Bisogna convincere i genitori a farli vaccinare".

Senza badare troppo alle sensibilità diverse su un argomento delicato che mina alla stabilità governativa, il buon senso dovrebbe prevalere su ogni fantomatica visione portata avanti senza l’ausilio di strumenti cognitivi in grado di avvalorarla. 

E se poi la voce dei “puristi della plebe”, finisce per scagliarsi contro la campionessa paralimpica Bebe Vio, colpita da una meningite fulminante che l’ha privata di braccia e gambe, e sostenitrice a maggior ragione della campagna pro-vaccini, un insegnamento per i “grandi” di oggi, questa umanità così “sensibile” dovrebbe rivolgere le proprie frustrazioni altrove.

Quando ci si indigna per lo sfruttamento di un handicap per la notorietà, sarebbe ancor più giusto domandarsi chi sia il portatore, chi in cerca di notorietà e quali i pericoli di contagio.

Erica Russo


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