Uno sguardo al programma di M5S

par Phastidio
giovedì 24 maggio 2012

Dopo il successo del Movimento 5 Stelle a Parma, e visti anche i sondaggi che paiono accreditare il marchio di un successo crescente (secondo Ipsos, M5S sarebbe il secondo partito italiano, se si votasse oggi), è utile ed opportuno dare una scorsa al manifesto programmatico del movimento, per capirne di più.

 

Nella sezione “Stato e cittadini” troviamo proposte in linea di massima condivisibili nella loro banalità, come soppressione delle province ed accorpamento dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. C’è anche il vincolo “rottamatore” di due mandati elettivi e il divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato. Interessante, e molto “svizzera”, la proposta di eliminazione del quorum per i referendum, che diverrebbero sia abrogativi che propositivi. L’eliminazione del quorum premia i cittadini più “consapevoli” e motivati su quelli inerti. Restano tutti gli evidenti pericoli di oligarchizzazione di una simile mossa, soprattutto in un paese come questo.

Per il capitolo Energia è proposta la germanizzazione o bolzanizzazione delle normative, con un tetto massimo al consumo destinato al riscaldamento degli edifici. La proposta punta di fatto alla soglia minima di classe di efficienza energetica C. Si punta inoltre all’efficientamento degli impianti, prima di passare alla costruzione di nuove centrali. Prendiamo atto.

Nel capitolo Informazione comincia ad emergere il significato della espressione “la democrazia batte il capitalismo”. Il secondo viene effettivamente battuto, la prima si trasforma in un gigantesco soviet:

- Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10%;
- Nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato diffuso con proprietà massima del 10%;

Qualcuno dovrebbe spiegare al M5S che hanno inventato l’Antitrust (ah, già, ma loro vogliono abolire le Autorità, anziché tentare di riformarle) e che in nessun paese al mondo sono previsti simili vincoli alla proprietà editoriale. Le public company erano affascinanti, qualche anno addietro, prima di scoprire che esistono pratiche collusive nei gruppi di controllo e che l’ineludibile problema del rapporto principale-agente tende a rendere il concetto di “proprietà diffusa” una autentica chimera.

Nel capitolo Economia, proposta l’eliminazione delle scatole cinesi nel possesso azionario, il che può avere senso per cercare di fare della borsa un luogo dove si va per proporre business plan e mettere l’azienda in condizioni di contendibilità, non per attrarre gonzi da spennare. Ma è probabile che quello che otterremmo con questo divieto sarebbe la morte della borsa medesima (che precederebbe solo di poco quella del paese, comunque), di cui forse in pochi sentirebbero la mancanza, nell’assetto attuale.

L’”abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate” è stata in parte realizzata dal governo Monti, con riferimento a banche ed assicurazioni. La “responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite” potrebbe essere resa operativa con qualche “interpretazione” di norme esistenti, forse. “Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia)” è una proposta formulata in chiaro stato etilico, ma immaginiamo sarà molto pop.

Così come sarà popolare la “riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari”. Il taglio degli sprechi si porta sempre, è un evergreen. C’è pure un bel “sussidio di disoccupazione garantito” che non guasta mai, ed il piccolo mondo antico del “favorire le produzioni locali” (e come, con sussidi per compensare le diseconomie di scala?). C’è pure l’abolizione della legge Biagi, non è chiaro perché e sostituendola con cosa ma sono dettagli, in questa Italia stressata al limite della disperazione.

Nella sezione Salute c’è anche l’”introduzione del reato di strage per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini nei confronti degli amministratori pubblici (ministri, presidenti di Regione, sindaci, assessori)”. Sospettiamo che avremmo una magistratura onnipotente che andrebbe rapidamente fuori controllo.

Senza pretesa di esaustività, diciamo che si tratta complessivamente di proposte non particolarmente originali, spesso mirate a contrastare il conflitto d’interessi nelle sue varie articolazioni. Qualcuna, se adottata, potrebbe rivelarsi piuttosto sfiziosa e portare un effettivo cambiamento in un paese sclerotizzato da oligarchie in decomposizione. Molto naif la declinazione dell’azione antitrust, come detto, ma abbiamo letto bestemmie peggiori.

Che dire? Attendiamo e giudichiamo sui fatti. Alla fine, una banalità realizzata potrebbe essere ben più rivoluzionaria di un affresco sui massimi sistemi. A patto di limitare i deliri sulla moneta locale e le “serie proposte” sull’uscita dall’euro. Come sempre, la realtà giudicherà.Ma teniamo un occhio su questo programma: potrebbe tornarci utile, nei prossimi mesi.


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